LA SEMPLICE RECLUSIONE NON BASTA

autore: 
R.V.R.

Ove siano provate le accuse, condanne all’ergastolo non sarebbero sufficienti.
Ci riferiamo a un caso, tra i molti che vengono man mano scoperti, di persone accusate di tremendi delitti contro la salute pubblica.
L’acqua che da 20 anni hanno bevuto 450 mila abruzzesi sarebbe avvelenata da rifiuti chimici tossici scaricati dallo stabilimento Montedison di Bussi, a 50 chilometri da Pescara.
Il pm Aldo Aceto nell’atto che conclude l’inchiesta ha accusato 33 persone di aver creato “un disastro ambientale di immani proporzioni”, truccando i documenti per farla franca, “rappresentando una situazione distorta e diversa dalla realtà”.
La Montedison avrebbe impartito precise direttive per “falsificare i dati con dolose manipolazioni, soppressioni e modifiche … al fine di occultare la pesantissima e compromessa situazione di inquinamento”.
Sarebbero infatti stati trovati documenti redatti in due versioni: una con i dati reali, da rimanere riservata, e l’altra con i dati falsi e tranquillizzanti sempre divulgati.
Lo sconcio ulteriore è che nessuno ha controllato la situazione, il che non ha permesso di scoprire le falsità e di accertare che l’acqua era contaminata da decine di “sostanze altamente nocive per la salute dell’uomo e in taluni casi anche cancerogene”, con il cloroformio fino a 3 milioni di volte oltre i limiti di legge.
Cosa hanno fatto in questi venti anni Provincia, Asl, Ato (ente di coordinamento idrico), Asa (società pubblica che eroga l’acqua?). Secondo il pm “Concorrevano a somministrare per il consumo acque contaminate da sostanze altamente tossiche e nocive per la salute umana”.
20 manager Montedison e 13 tra amministratori, politici e funzionari pubblici indagati. La Giustizia non deve impiegare altri venti anni per accertare definitivamente le colpe, bensì agire con velocità e colpire duramente quanti risulteranno effettivi responsabili.
Non è, infatti, giusto che quelli tra gli indagati che dovessero essere innocenti debbano patire per anni e anni le conseguenze delle indagini stesse, mentre non è del pari giusto che gli effettivi colpevoli che hanno lucrato sulla vita della popolazione, se la possano cavare con pene miti e indulti quando, quanto meno, dovrebbero venir condannati ai lavori forzati a vita.

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