L’EURO E I PENSIONATI

autore: 
Vincenzo Ruggieri

Quando l’euro apparve in televisione fra il pollice e l’indice della mano destra dell’allora Ministro del Tesoro, il Capo del Governo, che in quella trasmissione televisiva gli faceva compagnia, esclamò visibilmente emozionato e commosso: italiani l’euro ci ha ridotto del 50% il nostro debito pubblico.
Tale commento mi fece sobbalzare.
Mi domandai: ma come può il Capo del Governo Italiano prendere in giro gli elettori/contribuenti?
Certamente. Il Debito pubblico espresso in euro è pari alla metà se espresso in lire. Ma il “malloppo” non subisce riduzioni. Tale era prima dell’euro. Tale è rimasto dopo la sua introduzione.
Se un euro ci è costato duemila lire tutto viene dimezzato. Compresi stipendi e pensioni. In sostanza riscuotiamo in lire e paghiamo in euro.
Purtroppo il taglio del 50% l’hanno avuto i lavoratori dipendenti, ma soprattutto i pensionati. I pensionati sono i nuovi poveri. Non è povertà “percepita”, come qualcuno che ci vuole prendere per i fondelli dice o scrive. E’ povertà e basta.
Tuttavia, mentre le retribuzioni dei lavoratori dipendenti, nel tempo sono state via, via aumentate, non di tanto, ma sono state aumentate, il danno maggiore, perché di danno bisogna parlare, lo hanno subito i pensionati, dal cambio lira/euro. Non solo.
Le perequazioni annuali, con percentuali da prefisso telefonico, tanto per usare un luogo comune, sono state anche bloccate.
Una sorta di cinismo previdenziale che ha messo in ginocchio i pensionati rinnovando quelli che un tempo venivano indicati come “pensionati d’annata” o “dannati”.
Non a caso ci sono stati eclatanti sintomi di povertà.
Le famiglie che non arrivano alla quarta settimana e come, diceva un ex Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, erano costrette a mangiare pane e cicoria.
Ne fanno fede le numerose lettere inviate dai lettori a diversi quotidiani.Tali quotidiani, a cominciare dalla corazzata della carta stampata, il “Corsera” sono diventati il muro del pianto dei pensionati.
Per gentile concessione di un collega, che ringrazio, sono venuto in possesso di un elenco di ben cinque pagine di quelle cosiddette “Lettere al Corriere” che denunciano lo stato di prostrazione dei pensionati.
C’è ne di tutti i tipi, dalle chiamate di soccorso al grido di dolore.
Una più di tutte mi ha colpito.
Riportata sul Corsera del 27 agosto 2007:Pensioni: reddito o vitalizio? Bella
domanda che pone un problema: un problema di
natura fiscale.
Infatti. Essendo chi scrive un esperto in materia previdenziale del pubblico impiego in generale e degli statali in particolare, non poteva non fare mente locale su un tale punto di domanda.
Anche in considerazione che l’autore del dubbio era stato nientepopodimeno che l’ex Ministro
dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa.
Il citato personaggio, come noto economista di fama internazionale, si espresse con una frase del seguente tenore: fiscalmente le entrate dei pensionati - che non sono più redditi da lavoro ma veri e propri vitalizi - dovrebbero essere passati come proventi da capitale (al max al 20%).
Magari.A pensarci bene il Dott. Padoa Schioppa ha perfettamente ragione. Infatti la pensione altro non è che una rendita di capitale.
Di quel capitale formatosi mensilmente con la ritenuta mensile che un tempo per gli statali si chiamava “Conto Tesoro” in quanto, prima del 2001, il trattamento economico di quiescenza veniva erogato da tale Ministero.
Se poi andiamo a fare i conti delle entrate, come le ha fatto “Il Sole 24 Ore” del 29 marzo 2008, le entrate dell’IRPEF dei soli pensionati INPS ammontano a 21 miliardi di euro. Se ci aggiungiamo quelle dell’INPDAP e di altre gestioni previdenziali la cifra quasi raddoppia.
Peraltro, occorre anche proporre un’altra considerazione.
Se la pensione è uno “stipendio differito”, come ha spesso scritto la Corte Costituzionale, va da sé che deve essere adeguata al costo della vita come le retribuzioni di attività e come le pensioni dei Magistrati che, per intercessione di un Santo a me non noto, godono di tale privilegio. Se invece, è rendita di capitale e quindi vitalizio, come ha detto il Dott. Padoa Schioppa, deve essere tassata come tale al max al 20%.
Ed è con questo spirito che i pensionati si rivolgono ai quattro Presidenti in carica.
I pensionati hanno già dato ed ora chiedono gli ultimi riguardi.

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