FAMIGLIE IN CRISI

autore: 
Massimo Mallucci

PER REDDITI SEMPRE PIU’ BASSI

Sacrifici alimentari e “fame” in aumento. Debiti per mutui e prestiti. Riscaldarsi costa troppo. Crollano le prenotazioni per viaggi e vacanze: il 38,8% degli Italiani ci rinuncia.

I privilegi dei politici e dei super-burocrati europei sono stabili.

Prima che i padroni della politica e della finanza ci imponessero l’Euro e l’Europa dei tecno-burocrati entrasse nella nostra vita, per uniformare esistenze e cervelli, i redditi degli Italiani potevano essere valutati 4 punti in più, rispetto alla media degli Stati che oggi compongono la UE.


Sono passati circa 8 anni e le famiglie italiane hanno subito un crollo del reddito pari al 13% rispetto alla media europea.
A parte i politici, rigurgitanti di privilegi, inamovibili ed onnipotenti, imposti dall’alto con liste bloccate, senza possibilità di scelta e di rinnovamento, le famiglie degli Italiani che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese hanno
raggiunto il 14,6%.

Nell’Italia repubblicana sono riusciti ad annientare uno dei pilastri della nostra cultura economica: il risparmio.

Oltre il 66% delle famiglie non riesce più a mettere da parte nulla, mentre i debiti degli Italiani, tra mutui e prestiti, sono aumentati di circa il 14% nel solo 2007.

Dai tempi della guerra non si sentiva più parlare di sacrifici alimentari.
Ebbene sì, nell’era della pax (si fa per dire) liberal-progressista, nella civiltà del “Grande fratello” e della tecnologia avanzata, nella società dei parametri CEE, il 6,2% degli Italiani non può permettersi un’alimentazione adeguata e il 10,4% soffre il freddo, perchè riscaldarsi costa troppo.

Tutte le percentuali riferite sono estratte dal rapporto annuale ISTAT. Visto che i costruttori del consenso non fanno altro che attribuire colpe alla Monarchia, rinvangando antiche “arretratezze”, sarebbe bene buttare in faccia a questa gente la responsabilità di una classe politica che, evidentemente, non ha saputo neppure gestire la pace!

Diciamo pure che, visto il riemergere di problemi sociali, superati sin dai tempi dell’unità d’Italia, vista l’insicurezza diffusa, la decadenza morale da basso impero ed il ripetersi
quotidiano di antiche e dimenticate violenze come gli atti di pirateria, la schiavitù, gli assalti dei banditi da strada, le classi politiche dell’Italia repubblicana hanno avuto una capacità unica: quella di perdere la pace.
Gli anni della ricostruzione, nell’immediato dopoguerra, non sono merito di chi si è impadronito dell’Italia, ma della forza morale di un popolo, la cui volontà era fondata sui valori educativi dello Stato monarchico.


Ebbene in questa società, figlia della rivoluzione, ove alla tradizione si è sostituita una tecnologia ideologica che non permette più neppure la semplice trasmissione degli oggetti da una generazione all’altra, la miseria morale ed economica incalza.

La disperazione diffusa va oltre la distinzione tra governi di centrodestra e centro sinistra.
Non sono certo questi cartelli, astratti e fittiziamente contrapposti, a risolvere i problemi di fondo della nostra società.

La crisi economica non può non essere vista come il frutto della costruzione di questo superstato europeo voluto dai burocrati e dai padroni dell’economia, decisi a creare una struttura onnipotente, volta a costruire un “pensiero unico”, verso una repubblica globale. Il grosso capitale, in questo progetto, è ben alleato alla sinistra ideologicamente più agguerrita.

Gli Stati sotto tutela, secondo la visione stalinista della sovranità limitata, cui erano sottoposti i popoli schiavi del così detto “Patto di Varsavia”, sono, ora, vincolati ai voleri di finanzieri e lobbyes.

Questi fanatici dell’impero universale e di uno Stato europeo onnipresente ed onnipotente realizzano questa nuova tirannide economico-socialista che, attraverso innumerevoli “veti” ed una regolamentazione farraginosa, consolida grossi interessi economici, umilia il lavoro della gente, mortifica i risparmi delle famiglie, porterà alla fame intere popolazioni.

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