REVISIONE COSTITUZIONALE

La crisi finanziaria globale ha evidenziato un sistema intrinsecamente malato, basato su speculazioni e corruzione. Occorre riformare lo Stato dalle sue fondamenta, restaurando lo stato di diritto imperniato su:
- autorità e prestigio della Nazione
- separazione netta tra i poteri dello Stato, garantendo l’indipendenza della Magistratura
- riduzione del numero dei deputati da 630 a 315 e nuovo assetto del Senato, attraverso una scelta più rappresentativa delle autonomie e delle categorie dell’economia e del lavoro, in modo da evitare un doppione della Camera.

Una scelta, naturalmente, rispettosa dei principi di libertà e rappresentanza
- abolire le immunità parlamentari non legate all’essenzialità del ruolo svolto e sancire l’incompatibilità fra l’incarico di deputato, senatore e membro di governo e quello di altri mandati in pubbliche amministrazioni.

Ritornare ad attribuire al popolo il diritto di scegliere liberamente candidati e partiti contro ogni forma di imposizione dall’alto o di liste bloccate.

Siamo favorevoli al sistema proporzionale, con sbarramento, tutelando la necessaria stabilità di governo.
Rivalutazione, anche attraverso provvedimenti legislativi mirati, delle vecchie capitali preunitarie, declassate da una miope politica centralista.
Abrogazione dell’art. della Costituzione, con quale la forma repubblicana viene imposta senza possibilità di essere oggetto di revisione.

Tale articolo appare antidemocratico e offensivo nei confronti delle attuali e future generazioni che non possono devono essere incatenate dal vincolante pensiero chi le ha precedute. I costituenti, nell’imporre mezzo secolo addietro, loro volere a chi sarebbe venuto dopo di loro, hanno limitato la possibilità decisione e di scelta generazioni successive, dimostrandosi molto meno “liberali” della Monarchia che si è, invece, sottoposta al giudizio popolare, con i plebisciti e con referendum.