PANORAMA POLITICO

autore: 
Giancarlo Vittucci Righini

Dopo l’esito singolare delle recenti elezioni per il rinnovo del Parlamento, la situazione politica anziché chiarirsi si è ingarbugliata ancora di più. 


Il segretario del PD Pierluigi Bersani, che si atteggia a sincero democratico ma che è in effetti un vetero-comunista, si è ostinato a cercare a tutti i costi un accordo con il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, ricevendone in cambio offese e sberleffi. 

Il programma di Bersani era semplice: visto che non era riuscito a conquistare una solida maggioranza anche al Senato, pensava che gli sarebbe bastato accordarsi con i “grillini” per togliere politicamente di mezzo l’odiato Berlusconi facendolo dichiarare ineleggibile e realizzando una legge che lo obbligasse a cedere i mass media (reti televisive e società editrici) che gli appartengono. 

Ma il suo tentativo è miseramente fallito perché il Movimento 5 Stelle per bocca del suo “guru” gli ha risposto che non c’è differenza tra lui ed il Cavaliere.
Del resto il piano di Grillo e compagni è molto chiaro.
Dimostrare che la crisi dell’Italia è irreversibile e che l’attuale sistema parlamentare è da riformare totalmente se si vuole uscire dalla crisi. 

Molti elettori hanno creduto a Grillo senza comprendere che per risolvere la nostra catastrofica situazione non basta criticare ma occorre proporre delle soluzioni logiche e realizzabili, del tutto assenti nel programma del Movimento 5 Stelle che oltre a tutto non dispone di un adeguato gruppo dirigente. 

Il capo dello Stato, prossimo alla scadenza del suo mandato, dopo aver consultato inutilmente i capi dei vari partiti e constatato l’impossibilità di dare vita ad un governo, visto l’atteggiamento ostinato di Bersani che rifiuta la proposta di un esecutivo a larghe intese formulata da Berlusconi e da Monti, ha tentato di risolvere la situazione attraverso la nomina di due commissioni, una per le riforme istituzionali costituita da 4 “saggi”: Onida, docente di Giustizia costituzionale, Mauro ex parlamentare PDL ed ora presidente del gruppo “Scelta civica per l’Italia” di Monti, Quagliariello, esponente del PDL e Violante del PD, già presidente della Camera dei Deputati. 

Si tratta di personaggi competenti, di varia estrazione politica, chiamati a concordare in particolare la nuova legge elettorale. 

La seconda commissione per le riforme economiche è stata costituita da 6 “saggi”, in parte tecnici, in parte politici di aree diverse: Giovannini, presidente dell’ISTAT, Pitruzzella, avvocato, Giorgetti, deputato della Lega Nord, Bubbico, senatore del PD, e Moavero Milanesi, ministro del Governo Monti.

È doveroso dare atto al presidente della repubblica di un comportamento non fazioso e responsabile (nonostante la sua origine comunista) ma il suo estremo tentativo ha esito dubbio. 

Sarà anche importante vedere quale sarà il futuro atteggiamento delle sinistre che in base alla legge elettorale attualmente vigente, detta “porcellum”, grazie ad un misero 0,50% pari a meno di 150.000 voti in più, hanno conquistato una forte maggioranza alla Camera dei deputati, non invece al Senato. 

Comunque dopo aver imposto i loro candidati alla Presidenza del Senato e della Camera dei deputati, hanno i numeri per eleggere uno dei loro anche alla presidenza della repubblica. Se lo faranno però Bersani non riuscirà ad ottenere la fiducia al Senato per il suo governo e dovrà passare la mano, dal momento che il capo dello Stato pretende che il prossimo esecutivo abbia “numeri certi”.

La pervicacia ottusa del segretario del PD, degna dei trinariciuti di guareschiana memoria, sta generando notevoli sconquassi all’interno del suo partito.
Il suo principale antagonista Renzi e con lui altri importanti esponenti sostengono apertamente che se Bersani non si decide a varare un governo con l’appoggio del PDL si dovrà tornare a votare. 


Intanto la nostra situazione in campo finanziario continua a peggiorare, lo “spread” ha ripreso a salire e gli enormi sacrifici finora imposti dal Governo Monti si stanno rivelando inutili. C’è da segnalare comunque che in seno al partito democratico la posizione di Bersani sta diventando sempre più pericolante. 

Alle critiche di Renzi perché si sta perdendo troppo tempo, si sono aggiunte quelle di numerosi altri esponenti di primo piano, da D’Alema a Veltroni, persino di Franceschini: “Se si vuole dare un governo al Paese , in questa fase dobbiamo accettare forme di collaborazione … Dobbiamo toglierci di dosso questo insopportabile complesso di superiorità” (fotogramma - Libero 7 aprile).

Critiche sono state espresse anche dalla Bindi: “Il partito si sente ostaggio del segretario? È così. Purtroppo. 

Bersani non sa più che fare e il partito è fermo, senza prospettiva.Perché non abbiamo proposto a Napolitano un nome terzo, sopra le parti? Semplice, perché Bersani non ha rinunciato, non ha voluto rinunciare,ha addirittura fatto un comunicato in cui lo ribadiva con estrema forza”. (Lapresse - Libero 7 aprile). 

Confermiamo pertanto quanto avevamo sostenuto nello scorso numero di febbraio. L’unica soluzione possibile è un governo di unità nazionale, costituito da PD, PDL e Scelta Civica per Monti; altrimenti si dovrà ricorrere a nuove elezioni con tutti i rischi conseguenti anche sotto il profilo finanziario. 

Articolo redatto l’8 aprile, che potrà risultare parzialmente superato nel contenuto, all’arrivo del Mensile presso i Lettori.

 

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