L’EURO

autore: 
Roberto Vittucci Righini

LA SUA ADOZIONE SI STA RIVELANDO SEMPRE PIÙ UNA TRAGEDIA!

Che l’introduzione dell’euro in luogo della lira sia stata una catastrofe per gli Italiani è pacifico.
I prezzi un pò di tutte le merci,specialmente di quelle di largo consumo, in particolare del settore alimentare, sono volati alle stelle, in pratica raddoppiandosi, per colpa tanto del Governo Prodi che - facendosi allegramente prendere in giro dai più avveduti politici delle altre Nazioni - varò un suicida cambio lira/euro di 1.936,27/1, quanto del successivo Governo Berlusconi che non seppe porre in atto nessuna pur minima manovra a tutela dei consumatori diventati facili prede dei produttori -venditori.

Era necessario attribuire una valutazione di cambio più elevata alla lira e imporre l’esposizione, sui prodotti in vendita, dei prezzi oltre che in euro anche in lire (il che avrebbe allertato i compratori i quali, invece, ingenuamente caddero nel tranello di considerare 1 euro pari a 1.000 anziché quanto meno a 1.936,27 lire), controllando nel contempo che non si verificassero - come, invece, è avvenuto - ignobili speculazioni.

Per anni si è, quindi, parlato della “beffa” propinataci dall’euro (che ha portato alla fame in particolare quanti vivono di solo reddito da capitale, primi tra essi i pensionati), solo con riferimento alle citate bestialità dei Governi Prodi e Berlusconi, ma i fatti degli ultimi mesi impongono di esaminare le conseguenze dell’adozione dell’euro anche sotto un altro profilo, non meno allucinante.

Punto di partenza è la constatazione che il famoso “Stellone d’Italia”, quello che per decenni è stato invocato quale abituale salvatore del nostro economicamente disastrato Paese, è tramontato scomparendo nel più fitto buio della notte.
Ma su cosa si fondava la leggenda dello “Stellone d’Italia”?
Qui occorre fare un passo indietro.

Dopo il 1960, anno dell’Oscar alla lira, (ottenuto dalla seria, onesta e laboriosa classe dirigente nata ed allevata sotto la Monarchia), subentrati e affermatisi man mano i malvezzi ed i ladrocinii di gran parte dei nuovi amministratori del nostro Paese, in qualche mente distorta andò affermandosi il principio che si potesse fare utile politica accaparrandosi voti a spese della Nazione, infischiandosene che ne derivasse un debito pubblico sempre maggiore e pericoloso per la stabilità della nostra economia.

Chi non ricorda l’introduzione nel 1973 delle pensioni baby (ben 535.752) da parte del Governo del democristiano Rumor (appoggiato anche da Psi, Psdi e Pri), grazie alle quali vennero a gravare sul bilancio dello Stato pensionati anche trentenni?

Chi non ricorda le campagne portate avanti da taluni Sindacati per il collocamento anticipato in pensione di persone nel pieno dell’età lavorativa, con la scusa dell’inserimento al loro posto di altri, senza tener nel minimo conto l’indebitamento che ne derivava all’Erario dal dover corrispondere tali pensioni?

Da queste e da altre nefandezze sovente dettate da interessi personali spacciati per pubblica utilità, cominciò a decollare l’inarrestabile, immenso, vergognoso debito pubblico, al quale nessuno dei nostri governanti, intentisolo ad accaparrarsi voti per mantenere il potere, diede mai il minimo peso, sulla scorta che esisteva lo “Stellone d’Italia” che avrebbe sistemato tutto.

E veniamo a tempi più recenti.
L’introduzione l’1 gennaio 2002 dell’euro ha automaticamente portato all’impossibilità di emissione e, quindi, alla scomparsa delle valute (la lira per l’Italia) delle dodici Nazioni che avevano costituito l’Unione Europea ad eccezione del solo Regno Unito che saggiamente se ne tenne fuori conservando la sterlina.

Gli undici Paesi che assunsero l’euro sostituendolo dall’1 gennaio 2002 alle loro precedenti monete, sono successivamente aumentati a 17 ma le regole di emissione dell’euro sono rimaste sempre uguali e così di competenza dei singoli Stati che possono produrre il quantitativo di banconote in euro che è stato loro assegnato nell’ambito dell’Eurosistema.

Va da sé che se anche una Nazione ha necessità di avere maggiore disponibilità di moneta per poter, ad esempio, ricomprare alla scadenza i propri venduti titoli di debito pubblico, non può stampare a ruota libera ulteriori e maggiori quantità di euro, per cui può trovarsi in crisi di debito sino a giungere al default, vale a dire al fallimento.

Così si spiegano gli interventi delle Agenzie di rating (tre,tutte statunitensi) che a fronte di quella che ritengono minore possibilità degli Stati di onorare i propri debiti nei confronti degli investitori-creditori, calano la scure con i declassamenti che scuotono il mercato e, in particolare, vengono sfruttati dagli speculatori per affossare ulteriormente l’economia e la capacità di ripresa degli Stati in difficoltà.

L’unica Nazione delle 12 dell’Unione europea del 2002 che si salva da tali manovre è il Regno Unito che, come detto, non ha aderito all’unione monetaria, mantenendo la sterlina.

L’Italia, in buona compagnia di altre Nazioni, sta subendo le conseguenze del declassamento delle Agenzie di rating, che si ripercuote sul debito pubblico facendolo sempre più incrementare con l’aumento dei tassi che si devono pagare per ottenere nuovi investimenti e così entrate sufficienti a coprire le uscite di pagamento dei titoli pubblici man mano in scadenza.

Da tale vera e propria tragedia economica è fuori il Regno Unito che può liberamente stampare ed emettere le sterline che gli occorrono, tant’è che la Bank of England ha comunicato che procederà nel programma di quantitative easing e cioè nell’emissione di soldi per quanto servono alla ripresa economica ed al riacquisto dei propri titoli di debito pubblico.

Una manovra, quella attuata dalla Gran Bretagna (che ha già distribuito alle sue banche l’equivalente di 1.148 miliardi di euro) che porta ad inflazione ma salva da maggiori problemi;la stessa manovra (identificata nello “Stellone d’Italia”) costantemente attuata nel nostro Paese sino al 2001 vale a dire sino a quanto ha avuto come moneta la lira e che oggi le è totalmente preclusa, con conseguenti reali pericoli di crisi irreversibile del proprio sistema economico, più volte evidenziati dagli organi di informazione.

Nella delineata situazione, per l’Italia già drammatica, si è inserito il Governo dei cosiddetti “tecnici”, soggetto alle direttive e così alle decisioni dei burocrati europei, in particolare della Banca Centrale Europea BCE e del Fondo Monetario Internazionale -FMI, dato che il Parlamento europeo, unico organo elettivo, è privo di reale potere che vada oltre ad allucinanti ed improduttive iniziative tipo quelle di fissare la giusta curvatura delle banane e la grandezza dei piselli.

Cosa ci ha portato questa nuova Europa al di là di impoverimento e progressiva limitazione della libertà e della sovranità monetaria, primi passi per giungere alla rinuncia della sovranità totale?

E dove ci sta portando il Governo dei tecnici che anziché ridurre drasticamente le spese improduttive (prime tra tutte quelle della politica e della burocrazia) intende sanare la situazione solo grazie all’aumento delle tasse?

Non vi era bisogno di un Governo di tecnici per far cassa reintroducendo la tassa sulla prima casa maggiorata del 60% grazie alla rivalutazione degli estimi catastali, aumentando l’età pensionabile in modo retroattivo e l’Iva.

Anziché prendere lezioni e dispensare riverenze alla Merkel ed a Sarkozy, imitiamo la sana politica economica della Spagna che sta peggio dell’Italia ma è riuscita ad acquistare credibilità agli occhi degli investitori e conseguentemente a ridurre lo spread (differenza tra gli interessi sui propri titoli di Stato che pagano le singole Nazioni, rispetto a quelli della Germania), riducendo drasticamente le spese, e non già aumentando le imposte e impoverendo di conseguenza i contribuenti così impediti di fare acquisti e sovente costretti a privarsi anche del necessario.

Quale utilità porterà il “Grande fratello” inteso come il controllo anche nei più minuti atti della vita, da parte dello Stato compresi i conti correnti bancari ed i prelievi degliItaliani, che sta creando un clima di paura che non colpisce i grandi manovratori delle ricchezze che da tali controlli sono da tempo abituati a sottrarsi, bensì una massa di poveracci costretti, come tanti tra i pensionati, ad aprire un conto corrente in banca per poter incassare pensioni sovente di fame.

E se, in definitiva, l’Italia deve essere governata in base alle direttive della Germania, della BCE e del FMI, allora non ha più bisogno di un Parlamento né di un Governo e, visto a cosa sono stati capaci sino ad ora, mandiamoli a casa e vadano a quel paese.

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