CRISI GLOBALE

autore: 
Sergio Bosca

Chi troppo in alto sale cade sovente precipitevolissimevolmente.
E’ esattamente quello che sta succedendo all’economia mondiale gonfiata da anni di crescita quasi continua inframmezzata appena da crisi locali, quasi incidenti di percorso, come i vari venerdì neri o lunedì dell’orso di una borsa asfittica, priva di attrattive, che osservava con invidia i mercati stranieri senza potervi accedere e regolamentata in modo da favorire la speculazione più che l’investimento, come fu quella italiana fino agli anni ’80.
Se dovessimo rappresentare graficamente la situazione dovremmo disegnare una funzione prevalentemente crescente inframmezzata da pochi tratti discendenti, ma quello che sta succedendo adesso è qualcosa di differente.

NON SIAMO IN PRESENZA SOLO DI UNA CRISI FINANZIARIA, BENSI’ DI UNA CRISI DELL’ECONOMIA IN GENERALE CHE SI RIPERCUOTE SU MILIONI E MILIONI DI PERSONE.

La crisi non è solamente finanziaria e non è localizzata in una determinata area geografica, nonostante sia stata caratterizzata,all’inizio, dal crollo del valore di borsa di determinati titoli immobiliari con relativo effetto domino a causa di investimenti avventati e/o truffaldini, ma è una crisi dell’economia in generale dal momento che si è ripercossa pesantemente sui consumi, sulla produzione e sul tenore di vita di milioni di individui; inoltre nel momento in cui lo Stato interviene pesantemente nell’economia comprando azioni di aziende in difficoltà, prestando soldi per salvarle dal fallimento, o iniettando miliardi nei mercati per mantenere elevata la liquidità come stanno facendo in tutto il mondo, penso che si possa affermare che ad essere in crisi sia lo stesso sistema liber-capitalista.

DALLA FALSA CIVILTA’ DEL BENESSERE CI SIAMO RISVEGLIATI NELLA VERA TRAGEDIA DI CHI PER SOPRAVVIVERE CERCA CIBO NELLA SPAZZATURA.

Gli americani si saranno resi conto di questo?
A giudicare dalle dichiarazioni del Presidente eletto, appena entrato in carica, si direbbe di no. Si ha l’impressione che pensino che si tratti di una crisi gravissima ma che una volta terminata tutto possa tornare alla situazione precedente.
Niente di più inaccettabile. Prima di tutto occorreranno anni prima che le imprese riescano a restituire i soldi ricevuti in
prestito e prima che gli Stati che comprarono titoli di imprese in situazione fallimentare riescano a ricollocarle sul mercato, e anche nel caso che gli Stati non esigessero la restituzione dei soldi prestati, o che le azioni carta straccia comprate fossero mandate al macero, la voragine del debito pubblico che si approfondirebbe potrebbe avere conseguenze ancora più disastrose.

LA GLOBALIZZAZIONE HA CONSENTITO ALLA CRISI DI COLPIRE TUTTO IL MONDO RENDENDO POVERI I PAESI CHE ERANO RICCHI E MISERABILI QUELLI CHE ERANO GIA’ POVERI.

Si saranno, gli americani resi conto dei danni provocati al resto del mondo dalla globalizzazione da loro propugnata e da
tutti pedestremente accettata?
E’ chiaro che senza la globalizzazione una crisi che scoppiasse in un Paese non coinvolgerebbe il resto del mondo con la virulenza che si è vista; in pratica gli americani hanno stabilito delle regole per il resto del mondo ma non accettano regola alcuna che limiti il loro campo di azione.
Questo non può essere più tollerato, se esiste un momento che può essere considerato ottimale per scrollarci di dosso la loro tutela scomoda questo momento è arrivato.
I gravi problemi interni di soluzione ovviamente non breve uniti ad una certa debolezza intrinseca delle amministrazioni democratiche dovrebbero offrire spazio a quei Paesi che volessero abbandonare decennali posizioni subalterne e riconquistare una giusta e doverosa libertà di azione imponendo agli americani regole nell’interesse comune a livello planetario, ad esempio dando limiti ad una globalizzazione che lascia le varie economie esposte e vulnerabili a crisi importate pur senza tornare alle economie a compartimenti stagni con dazi doganali, proibizione di investire all’estero e via discorrendo.

PRIMA LA SPESA E CIOE’ I DEBITI, E POI IL LAVORO PER SALDARLI, ERA INEVITABILE CHE UN TAL SISTEMA NON POTESSE REGGERE.

Per chi, come me, appartiene alla generazione post bellica non è difficile capire che l’attuale crisi era solo questione di tempo. Infatti come può essere solido e duraturo uno sviluppo basato sul credito?
Prima si spende e poi si lavora per pagare i debiti contratti, questo è contrario a qualunque regola incluso buon senso. Ma dato che non tutto il male vien per nuocere si dovrebbe approfittare della crisi per prendere le distanze da situazioni in cui ci siamo lasciati coinvolgere senza averle cercate e senza esserne completamente convinti come appunto globalizzazione.
Quanto all’Unione Europea, un gigante senza testa per non avere un governo comune, delle forze armate comuni, e senza che chi possiede tecnologie nucleari ne faccia partecipi gli altri partners, si dovrebbe, secondo me, rinegoziare le condizioni della nostra partecipazione a cominciare dalle quote di produzione del latte, della carne rifiutandoci categoricamente di pagare multe, perseguendo l’obiettivo di fondo di avere le mani più libere per operare sui tassi, proteggere il nostro mercato, avere meno obblighi con la Banca Centrale Europea.
La stessa discussa nostra partecipazione all’Euro potrebbe essere rivista sull’esempio inglese, e a Greenspan, che affermò che senza l’Euro per l’Italia sarebbe bancarotta, faccio osservare che egli più volte previde bancarotta per il Brasile cosa mai avvenuta. Quindi non mi venga a dire che o ci salviamo tutti o affondiamo tutti, in una situazione di si salvi chi può come questa che stiamo vivendo, abbiamo tutto il diritto di fare delle scelte strategiche dettate dalle nostre peculiari necessità e basate sull’inventiva che distingue con buona pace di chi non concorda con noi. Le generazioni che ci hanno preceduti lavoravano e risparmiavano una vita per poter comprare un appartamento, adesso le giovani coppie formano famiglia e comprano l’appartamento col mutuo pluriennale, il che sarebbe ottimo se non presentasse rischi, infatti chi può garantire che il posto di lavoro sia così sicuro da poter mantenere impegni presi per la durata di anni? Chi guadagna comunque è il sistema bancario che ha tutto l’interesse a che le cose rimangano come stanno. Questo è appena un esempio riguardante il settore immobiliare ma se ci pensiamo tutto si compra a credito, elettrodomestici, automobili, beni di consumo di ogni genere. Pare che proprio questo problema abbia scatenato la peggior crisi degli ultimi 70 anni, e non è pensabile che nel dopo crisi si possa ricominciare allo stesso modo; ci aspettano probabilmente anni di crescita più lenta ma più solida, basata sul risparmio piuttosto che sui consumi. Anche in questo campo non tutto il male viene per nuocere, con le oligarchie economiche in crisi gli Stati dovrebbero approfittare del vuoto di potere da loro lasciato per riappropriarsi, varando opportune leggi, di prerogative a suo tempo usurpate e stabilire così giusti rapporti per il futuro.

OCCORRE VALUTARE BENE LE OPERE PUBBLICHE CHE VERRANNO PROPOSTE PER TENTAR DI USCIRE DALLA CRISI, VARANDO SOLO QUELLE VERAMENTE UTILI.

In vari Paesi, tra cui il nostro, si sta progettando di uscire dalla crisi con investimenti in opere pubbliche, questo può essere efficace a condizione che tali opere, che peseranno inevitabilmente sulle tasche dei contribuenti, siano veramente utili, ed impermeabili ad interventi mafiosi; inoltre, nella situazione di disoccupazione generalizzata che si sta creando, occorre obbligare le imprese a riportare sul territorio nazionale produzioni localizzate in Paesi emergenti, sia con incentivi
fiscali, sia con obblighi di legge. Occorre poi approfittare della crisi per gettare nuove basi per l’economia mondiale, che non dovrà più perseguire l’unico scopo di massimizzare i profitti, ma dovrà invece massimizzare l’utilità del bene prodotto.

ARCHIVIATO IL FALLITO CONSUMISMO, OCCORRE PRODURRE BENI DUREVOLI.

Occorre fare in modo che le imprese capiscano che non si possono più produrre beni usa e getta, di dubbia utilità, perché per poco che costino sono soldi buttati e perché ammesso che i materiali possano essere riciclati, e non succede mai al 100%, l’energia spesa per produrli è perduta per sempre aggravando il problema energetico.Occorre invece produrre beni durevoli, certo più cari, ma che giustifichino agli occhi dei compratori, la spesa di denaro risparmiato sempre più faticosamente.
Appare chiaro che una società basata su questi presupposti sarebbe completamente diversa da quella attuale. Quanto alla volontà politica di fare questi o altri cambiamenti, dobbiamo augurarci che i vari Paesi della vecchia Europa abbandonino certe posizioni di lacché nei confronti degli americani, per svolgere una politica consona alla gravità della situazione.
A questo proposito sento di poter affermare che l’Italia si trova in una posizione particolare se confrontata con altri Paesi sia per essere meno esposta al tipo di speculazione che ha portato al fallimento varie banche americane, sia per avere nella carica di Presidente del Consiglio dei Ministri una persona che oltre ad essere un politico esperto è anche un uomo d’affari di indubbia caratura che certamente si renderà conto delle realtà messe in luce dalla crisi e della possibilità di fare delle riforme di portata epocale.
A questo proposito ritengo irrinunciabile mettere ordine nella nostra bilancia commerciale in perenne forte passivo, trascurata per anni dai ministeri competenti (o incompetenti). Io credo che nessuno si ricordi l’anno in cui la bilancia commerciale italiana abbia chiuso il bilancio in attivo. Nessun Paese può continuare eternamente in questo modo, ma ogni volta che qualcuno solleva il problema viene tacciato di nostalgie autarchiche di infausta memoria.
Dal momento che una delle voci che più pesano sul passivo è quella energetica appare lecito chiedersi che fine abbiano fatto le ricerche sulla fusione fredda. Circa quindici anni fa si seppe da un centro di ricerca italiano, a cui fece eco un centro americano, che la fusione fredda, che potrebbe fornire energia a basso costo era stata realizzata. Conoscendo un poco l’ambiente per avere fatto studi scientifici all’Università di Torino mi parve impossibile che un laboratorio potesse dare una simile notizia senza le doverose conferme sperimentali ma dopo pochi giorni si ebbero simultanee smentite. Il mio primo pensiero fu che pesanti pressioni fossero state esercitate per mantenere la scoperta nel cassetto al fine di permettere ai padroni delle riserve petrolifere di vendere il loro petrolio fino all’ultima goccia.

FUSIONE FREDDA: ILLUSIONE O SCOPERTA ARCHIVIATA PER FAR SEMPRE PIU’ ARRICCHIRE I PADRONI PER PETROLIO? RISPARMI? SEMPRE “DOMANI”!

Nell’attuale crisi sarebbe bene fare il punto sullo stato di tale ricerca. Si potrebbe poi incoraggiare lo studio di energie alternative, cosa che gli americani si sono già riproposti di fare, iniziando dalla produzione di energia elettrica di origine solare la cui tecnologia è ben conosciuta, obbligando gradatamente le nuove costruzioni a fornirsi di tetti e pareti solari
cominciando dagli edifici pubblici, pena il non ottenimento delle licenze necessarie alla costruzione.
Come si vede il ventaglio di possibilità che si apre è molto ampio e non sarà la prima volta che una crisi apparentemente irresolubile porta l’umanità a scoprire nuove possibilità di sviluppo.

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