LIBERI NEL VOTO

autore: 
Roberto Vittucci Righini

L’articolo “Elezioni di giugno”, pubblicato sul numero dello stesso mese nel 2004 dal nostro Mensile, ha indotto un certo numero di Lettori a scriverci per esprimerci la loro contrarietà al pensiero che avevamo espresso, secondo il quale i monarchici non essendo legati ad alcun carrozzone nè tanto meno essendo reggicoda di alcun partito o personaggio politico, sono liberi di votare
per chi loro più aggrada.
Alcuni Lettori si sono dichiarati stupefatti dal non aver noi invitato a votare per l’On. Berlusconi e Forza Italia, ed altri, in minor numero, per non aver noi indirizzato i voti su altri partiti della Casa della Libertà.
L’approssimarsi di nuove elezioni amministrative ci induce a tornare sull’argomento.

IL PERICOLO COMUNISTA

Il pericolo comunista che consigliava prima del crollo del muro di Berlino del novembre 1989, di votare per la Democrazia Cristiana, non nasceva certamente dal pur abbondante numero dei trinariciuti nostrani, la cui stragrande maggioranza esternava la propria collaborazione politica con il vezzo di mostrare il pugno chiuso e di sfilare, come se fosse carnevale, ammantati di rosso in cortei inneggianti a criminali stranieri la cui lista si è man mano nel tempo, per causa di natura, assottigliata accontonando i vari criminali Stalin, Tito, Pol Pot, Ceausescu, ecc., riducendosi così a Castro e Kim Jong, ormai rimasti unici fari di delinquenza rossa politica antidemocratica e repressiva di libertà.

L’unico reale pericolo, per quanto mi consta, corso dall’Italia a causa dei rossi locali, va fatto risalire più ancora che ad una eventuale reazione all’attentato di Antonio Pallante a Togliatti del 14 luglio 1948, all’apposizione al Governo Tambroni, sfociata in occasione di un Congresso del M.S.I. in un raduno di ex partigiani, che si disse fossero armati, sulle colline di Genova nel giugno 1960, allorchè in effetti alcuni reparti del nostro Esercito vennero allertati e predisposero mezzi e uomini per un eventuale pronto intervento sulla Città della lanterna, del quale non vi fu però necessità.

Ma se già quaranta anni addietro non era facile a nessun partito, compreso quello comunista, riunire un numero di persone tanto numeroso da poter rappresentare un rischio per la libertà della Nazione, figuriamoci ora che il più giovane di coloro che parteciparono in qualsiasi modo (Esercito regolare ogruppi partigiani) al conflitto conclusosi nel 1945, ha quanto meno ottanta anni.

E’ pur vero che esistono comunisti di tutte le età e così ben più giovani di quelli che usarono o quanto meno erano dotati nel 1945 di armi, ormai obsolete se non arrugginite, ma sfido chiunque a riunire non decine di migliaia, nè migliaia, ma solo un centinaio di persone in buona salute disposte ad abbandonare le loro case riscaldate, dotate di TV, frigorifero e box con auto, per trasferirsi in montagna non già per una gita domenicale, bensì a tempo indeterminato, con l’intento di sostituire all’“Inno di Mameli” l’“Internazionale”, ed al nostro Tricolore un panno rosso con falce e martello.

Il pericolo per la libertà degli Italiani non è pertanto stato mai costituito dai comunisti locali, bensì dalla possibilità di interventi militari stranieri e così di invasioni di parte delle Nazioni dell’est europeo (Unione Sovietica in testa) o della Jugoslavia del compagno Tito, un altro fior di criminale per il quale tifavano i trinariciuti di Togliatti che voleva regalare all’infoibatore capo, Trieste e altre zone italiane.

Scomparso o quanto meno ridimensionato il comunismo nell’est europeo, smembratasi la Jugoslavia, parlare di pericolo comunista sa di umoristico, anche se siamo convinti che ora come in passato l’Italia dovrebbe cavarsela da sola di fronte ad una invasione di truppe straniere in quanto gli Stati Uniti in base al loro concetto esasperatoma sovente deleterio di democrazia forzata, non alzerebbero un dito per mantenere o riportare la libertà in Italia, al pari di come fecero nel 1956 nei confronti dell’Ungheria.

D’accordo, qualcuno potrebbe dirmi, gli Italiani non corrono più rischi di perdere la libertà per mano dei comunisti, ma sul piano economico-sociale una vittoria delle sinistre potrebbe avere effetti disastrosi.
Non condivido tal modo di pensare e basti vedere quanto è successo in Italia a seguito delle elezioni dell’aprile 1996 con i governi di sinistra-centro prima di Prodi e poi di D’Alema, che non mi pare abbiano avuto conseguenze particolarmente negative per gli Italiani rispetto ai governi che li hanno immediatamente preceduti e seguiti.

TIRATI A LUCIDO

Dalle fotografie riportate dai giornali, grazie alle quali possiamo “ammirare” D’Alema sul suo panfilo miliardario, i Sindaci di numerose città amministrate dalla sinistra tirati a lucido e in abiti da sera in compagnia di ingioiellate consorti, partecipanti a serate mondane, Bertinotti sovente gratificato di eleganza, ecc., ecc., traiamo più che la convinzione, la certezza che i primi ad essere atterriti da eventuali cambiamenti in Italia, siano proprio loro: i sinistri italiani.
Cessata pertanto e riteniamo per sempre, la necessità di votare in un modo che non si condivide, ben descritto da Indro Montanelli in tempi passati, con il voto alla D.C. turandosi il naso, riteniamo che i monarchici non debbano esprimere con il loro voto la riconoscenza ad alcuno, posto che nessuno la merita.

Nè ci si venga a dire che l’attuale Governo ha abolito l’esilio dei Principi di Casa Savoia, dato che al pari dei precedenti se ne è altamente disinteressato al di fuori di talune dichiarazioni di comodo non seguite da fatti, tant’è che l’aberrante esilio è stato eliminato dal Parlamento con i voti determinanti della sinistra, solo dopo che un ricorso alla Corte europea ha dato la certezza ai partiti di governo ed a quelli dell’opposizione di una sicura condanna dell’Italia, che avrebbe loro fatto ancora più perdere la faccia davanti al mondo intero.

VOLUTE DIMENTICANZE

In altre parole i partiti, tutti i partiti, nessuno escluso si sono infischiati dei monarchici e delle loro aspettative e speranze, al pari di come in pratica hanno volutamente dimenticato la tragedia delle foibe, lasciando trascorrere sessanta anni prima di riconoscere i massacri e l’orrore subiti dai nostri fratelli Istriani, Giuliani e Dalmati.

La politica può essere uno schifo, al pari della dichiarazione resa da uno che ricoprì per decenni cariche che avrebbero dovuto essere responsabili, il quale in televisione ha avuto il coraggio, per tentar di sminuire le gravi responsabilità in merito di Alcide De Gasperi, di affermare che i governi democristiani non sollevarono con la Jugoslavia la “questione” delle foibe per una forma di rispetto verso i sopravvissuti esuli, per non recar loro novello dolore con le rievocazioni.

Questa stessa forma di rispetto - che impone di lasciar correre e perdere - deve aver ispirato quei partiti e quei politici che in questi anni hanno fatto quanto era loro possibile per boicottare i tentativi dei monarchici di tornare da protagonisti nell’agone politico.

Il risultato è che partiti di minimo spessore e rappresentanza, quali i redivivi socialisti o i repubblicani, possono permettersi di avanzare richieste in aumento sulla base della “forza” del loro appoggio elettorale, chiarendo che non può venir dato gratuitamente, nel mentre i monarchici vengono considerati bassa forza di manovalanza gratuita a servizio della Casa della libertà.

ERRORE DI VALUTAZIONE

Errore grave di valutazione dato che non si tiene, tra l’altro, conto di due fattori:
1) molti monarchici non potendo votare per un loro simbolo ma solo per i partiti esistenti, tutti dichiaratamente repubblicani, si sono man mano allontanati dalle urne, andando ad alimentare la cospicua percentuale di coloro che si astengono dal voto;
2) l’elettore tradizionale monarchico, facente parte delle classi meno agiate della Nazione (e basti in proposito osservare che della scomparsa del Partito monarchico si avvantaggiarono principalmente i partiti di sinistra, che sostituirono amministrazioni monarchiche nel Sud d’Italia, con amministrazioni comuniste) è sovente portato a dare sia pur erratamente credito a quei partiti che, da sinistra, affermano di voler maggior giustizia sociale.

CONCLUSIONE

Le elezioni amministrative di aprile che potranno giocarsi, tra i due blocchi, nei risultati su minime percentuali, potranno forse far capire che Liste dichiaratamente monarchiche avrebbero potuto determinare esiti diversi a sostegno di quella Casa della Libertà che ad oggi non merita i voti dei monarchici.

Prima che i giochi siano fatti per le elezioni politiche del 2006, sarà bene che qualcuno mediti su questo scritto, tenendo presente il desiderio e la speranza di molti monarchici di poter tornare nell’agone politico nazionale e locale, uniti sotto il glorioso simbolo di “Stella e Corona”.

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