LE CELEBRAZIONI DEDICATE ALL’ITALIA NON SIANO TRASFORMATE IN UN FALSO

autore: 
Giancarlo Vittucci Righini

Il giornalista Antonio Socci, collaboratore de “il Giornale” e conduttore di una trasmissione televisiva di carattere politico, in un articolo pubblicato il 24 maggio, dal titolo “Identità Nazionale - Il fattore C rimosso dalla Storia”, dopo aver fatto un panegirico dell’attuale Capo dello Stato al quale attribuisce il merito di aver restituito la presidenza della repubblica
alla sua neutralità, con evidente critica (che noi condividiamo) al di lui predecessore Scalfaro, prosegue contestando la scelta di Ciampi ed affermando che celebrare “Le radici della nazione italiana prescindendo dal Cristianesimo e dalla Chiesa sarebbe come fare la storia degli arabi prescindendo dall’Islam…”, ed anche a
questo riguardo concordiamo con lui.

Socci afferma poi di essere rimasto perplesso per quanto è scritto sul Corriere della Sera (notoriamente il quotidiano portavoce di Ciampi, aggiungiamo noi): “Carlo Azeglio Ciampi ha suggerito un percorso progressivo, messo poi a fuoco dal ministero per i Beni culturali, che ha calendarizzato una serie di grandi mostre annuali”.

E a questo punto Socci si domanda se il Capo dello Stato sia diventato un consulente del ministero o se sia invece il ministero ad essere diventato il braccio esecutivo del Quirinale.
La risposta ci pare ovvia: Ciampi è un uomo che proviene dal Partito d’Azione, così come il Corriere è un giornale antigovernativo.
Ne consegue che l’attuale presidenza della repubblica non appare poi così neutrale, come sostiene Socci.
Sempre per il Corriere le celebrazioni dovrebbero ruotare attorno alle figure di Mazzini e di Garibaldi, i quali secondo Socci “non sono certo loro i protagonisti di duemila anni di storia del popolo italiano.

Anzi Mazzini non è un protagonista neanche dell’Unità d’Italia: sarebbe stato più serio, nel caso, celebrare Vittorio Emanuele II o Cavour”.
Anche qui pienamente d’accordo con Socci e rileviamo ancora una volta che si tende a dare della storia d’Italia una interpretazione di parte che fa a pugni con la pretesa ed auspicata ma inesistente neutralità dell’attuale presidenza della repubblica.

Aggiunge Socci che la Nazione italiana esiste già da molti secoli e che non si doveva aspettare che “la penisola fosse conquistata - con la forza militare e poi
con la violenza di un centralismo prefettizio imposto
senza legittimità democratica - da una piccola dinastia
semifrancese come i Savoia, per poter parlare di ‘nazione
italiana’”.

E qui se siamo d’accordo con Socci sull’esistenza della Nazione italiana già da molti secoli, dissentiamo vigorosamente da lui per quanto si riferisce all’ultima parte del suo discorso.
Se è vero che la nazioneitaliana esiste da 2000 anni (ma allora si risale addirittura a Roma caput mundi) è altrettanto vero che lo Stato italiano in quanto tale esiste solo da circa 150 anni grazie a Casa Savoia, Dinastia italiana di nome e di fatto, che non è mai stata francese ma savoiarda, e che ha compiuto l’immane sacrificio di rinunciare alla propria Patria di origine per la più grande Patria Italia.

Senza i Savoia, ed in particolare senza quel grande Re che fu Vittorio Emanuele II ed il suo grande Presidente del Consiglio Camillo Cavour, con buona pace di Socci, l’Italia sarebbe ancora una semplice espressione geografica, divisa in Stati e staterelli sotto l’influenza o il dominio diretto di potenze straniere.

L’affermazione poi che l’Unità fu raggiunta grazie alla “conquista piemontese”, dimentica volutamente il contributo dei volontari giunti da ogni parte d’Italia, la sollevazione spontanea e l’altrettanto spontanea adesione delle popolazioni.

Del pari l’asserzione che dopo “la conquista” sarebbe stato imposto il centralismo prefettizio privo di legittimità democratica, dimentica volutamente quali
erano le esigenze del tempo, dove lo Statuto del Regno rappresentava il massimo possibile di legittimità democratica.

Quanto alla lamentata aggressione allo Stato Pontificio,
si trattava di superare le ultime resistenze del potere temporale usurpato con la falsa “donazione di Costantino”, nè si deve dimenticare che i briganti di parte borbonica vi trovavano rifugio, protezione ed aiuto.
Inoltre lo Stato Pontificio sopravvisse finchè potè contare sulle truppe straniere e sui mercenari.

Infine per quanto si riferisce alle prossime celebrazioni, si tratta di stabilire se si riferiranno all’intera nostra Storia, a partire da Roma (la repubblica romana, l’impero, la Chiesa Cattolica, il Medio Evo, il Rinascimento fino all’Unità d’Italia) oppure se il riferimento sarà soltanto agli ultimi 150 anni, ma anche in questo caso non ci si potrà limitare a Garibaldi e Mazzini, se non si vorrà continuare a falsificare la Storia.

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