Il ritorno

autore: 
Franco Ceccarelli

Il ritorno del Capo di Casa Savoia in Italia è stato un evento, non solo mediatico, indubbiamente tra i maggiori di questo 2003.

Dopo 57 anni di attesa, si è conclusa una vicenda che, per la repubblica italiana, aveva assunto, anche agli occhi degli osservatori internazionali, aspetti grotteschi. Eravamo ormai l’unico Paese al mondo a mantenere la pena dell’esilio! Il rientro dei nostri Principi, ha rappresentato uno dei maggiori traguardi delle aspirazioni di tutti i monarchici italiani e di tutti coloro che, negli ultimi 50 anni, si sono battuti per giungere a tale felice conclusione. Il nostro ricordo e la nostra memore riconoscenza, va a Chi non ha fatto in tempo, su questa Terra, a vivere un momento di così profonda commozione per la Famiglia Reale e per tanti Italiani.

L’obiettivo è stato raggiunto anche grazie all’impegno di tutte le organizzazioni monarchiche, senza distinzione, in quanto nel simbolo della Corona, pur nelle diversità proprie di ogni singola sigla, dobbiamo sempre essere uniti per il perseguimento di quelli che, comunque, sono obiettivi comuni. Questo è stato il primo, importante, obiettivo raggiunto, ora restano gli altri: il riposo dei nostri Sovrani nel Pantheon di Roma e l’abrogazione dell’art. 139 della Costituzione.

Tornando al rientro, a Napoli, credo sia utile ripercorrerne una breve cronaca, anche se la stampa e la televisione sono stati prodighi, come non mai, di informazioni sulla vicenda. Già all’arrivo all’aeroporto, si poteva intuire che la giornata sarebbe stata particolarmente intensa: oltre ad alcune centinaia di monarchici, giunti da Napoli, dalla Campania, dal Lazio, dalla Puglia e dalla Sicilia (oltre che da molte altre località d’Italia), ci si è trovati davanti ad un foltissimo gruppo di giornalisti, operatori e fotografi (oltre 400), che portava il totale dei presenti al di fuori dei cancelli, ad oltre 1000 persone. Ove si aggiunga il fatto che il volo da Ginevra è giunto con un non piccolo ritardo, si può immaginare come gli animi fossero abbastanza surriscaldati. E’ quindi bastato poco per far sì che il nervosismo, al tentativo della Famiglia Reale di uscire dalla zona internazionale dell’aeroporto, esplodesse in modo, in alcuni casi, incontrollato.
Vittime di questa prima situazione alcuni giornalisti (in particolare Enrico Lucci, di Italia 1). La cosa ha determinato un piccolo parapiglia che ha spinto la sicurezza a suggerire ai Principi di uscire da un’altra porta.

Ciò ha determinato qualche malumore tra le centinaia di monarchici presenti, in quanto non tutti sono riusciti a vedere le LL.AA.RR., nonostante la lunga attesa.
Il peggio però si è verificato nel centro storico della Città, allorchè mentre il corteo reale si dirigeva verso il Duomo per rendere omaggio a S.E. il Cardinale Giordano ed all’ampolla del sangue di San Gennaro, perveniva l’avviso che una contro-manifestazione di contestazione ai Savoia era stata organizzata nella piazza antistante: neo borbonici, indipendentisti liguri, disoccupati organizzati, neo fascisti si erano infatti organizzati (ma chi li ha organizzati?), conoscendo il programma dalla visita e l’ora in cui i Principi sarebbero giunti (errore nel quale è opportuno non si ricada in avvenire) per contestarli. Al che lo stesso Cardinale ha rinviato lo svolgimento della prevista cerimonia religiosa, anche perchè i manifestanti impedivano fisicamente l’accesso alla Chiesa. La visita reale è poi stata effettuata più tardi (e in maniera ridotta), limitandola ad un incontro con l’alto Prelato ed all’omaggio all’ampolla del Sangue del Santo.

Di tale scelta facevano le spese, purtroppo, alcuni tra i monarchici convenuti sul sagrato per attendere il Principe Vittorio Emanuele e la Famiglia, in quanto più persone sono state aggredite dai contestatori, anche fisicamente: tra questi il neo Presidente dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore al Pantheon, comandante Ugo D’Atri - che tentava la difesa di una Bandiera italiana con Stemma sabaudo, di seguito data alle fiamme - e il Commissario regionale dell’Alleanza Monarchica per l’Abruzzo, Sig. Giuseppe Del Zoppo.
Le cose sono andate migliorando in serata, allorchè in occasione di alcuni programmati eventi mondani, i Principi hanno potuto vivere alcune ore di tranquillità, dopo il forte imbarazzo iniziale per una situazione non certo prevista.

Nei due giorni successivi sono stati possibili gli incontri con il vero popolo napoletano, non certo rappresentato da alcune decine di volgari e violenti facinorosi. Così il Principe Emanuele Filiberto è stato calorosamente accolto allo stadio San Paolo, si è potuto avere l’incontro, seppur breve, con il Sindaco della Città ed il Presidente della Regione in compagnia dei quali i Principi hanno sorseggiato il canonico caffè al Gambrinus, lo storico locale in Piazza Trieste e Trento e, finalmente, in serata, l’“incontro” con la pizza Margherita, nella pizzeria Brandi, dove nacque uno dei prodotti più tipici della gastronomia italiana, famosa nel mondo.

Al pomeriggio della domenica, l’atteso incontro con i monarchici, convenuti da ogni parte d’Italia: nelle spaziose sale dell’Hotel Vesuvio - il lussuoso albergo che ha ospitato i Savoia durante la loro purtroppo breve permanenza a Napoli - dopo una conferenza stampa nel corso della quale soprattutto S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto ha dato prova della sua vivace intelligenza, per molto tempo il Principe Vittorio Emanuele ha stretto le mani di quasi 600 persone, alcune con le lacrime agli occhi, di ogni età e ceto sociale.

Nel pomeriggio del giorno successivo la partenza, dopo tre giorni intensi, non senza che il Capo della Casa fosse fatto oggetto di applausi, sinceri e spontanei, da parte di molti cittadini che, nelle strade, lo avevano riconosciuto: non poche le automobili che dai finestrini esibivano Tricolori con lo Stemma Reale.
Ora però, dopo questa necessariamente breve cronaca, riteniamo sia utile qualche considerazione di carattere politico organizzativo, come è giusto e doveroso per chi, seriamente, si impegna a favore della nostra alternativa istituzionale.

Indubbiamente il risalto alla vicenda è stato enorme, come forse nemmeno noi ci aspettavamo e, onestamente, ci si attendeva da Napoli, da parte monarchica, qualcosa di più nell’organizzazione dell’accoglienza. Ciò anche in considerazione del fatto che, come reiteratamente riportato da queste stesse pagine, nella Città, in questi ultimi anni, vi è stato un concreto rilancio monarchico. Forse ci aspettavamo che in una Città che nel 1946 diede l’80% dei consensi per il mantenimento della Monarchia, si riuscisse a stimolare meglio una popolazione in fondo legata - ne siamo certi - ai nostri valori.
Al di là, infatti, delle spontanee manifestazioni di affetto concretizzatesi qui e la nelle strade e nelle piazze, al passaggio dei Principi, onestamente sembrerebbe mancato il bagno di folla che più di qualcuno si aspettava. E’ mancata, insomma, per rimandare a tempi più recenti, una Via Caracciolo piena di gente, come accadde con l’ormai celebre volo su Napoli effettuato dallo stesso Principe Vittorio Emanuele nel maggio del 1967.

Indubbiamente le centinaia di mani strette dai Principi della hall dell’Hotel Vesuvio sono state tante, ma considerando che tanti sono stati anche i monarchici giunti da varie parti d’Italia, sembrerebbe che le organizzazioni monarchiche napoletane (compresa l’Alleanza Monarchica), non siano riuscite a raggiungere risultati lusinghieri. Ciò non è naturalmente una critica, ma una considerazione che deve essere foriera di insegnamenti nell’affrontare le situazioni similari che, tutti auspichiamo, si verificheranno, nel breve termine, con la visita della Famiglia Reale in altre città d’Italia.

Per dirne una, ad esempio, a Napoli non si è ritenuto di dover affiggere un manifesto monarchico per salutare il Capo della Casa. In compenso lo hanno fatto i neo borbonici, con un manifesto volgare ed irriverente verso la Famiglia che ha fatto l’Italia. Ne sarebbero bastati 1.000 di nostri, nel centro storico, per poter dire pubblicamente: “Altezza Reale, bentornata. Noi siamo dietro di Lei”.

anno: 
mesi: