Il centenario di Francesco Crispi

autore: 
Feliciano Monzani

L'11 agosto cadrà il centenario della morte di Francesco Crispi e mi sembra si dia scarsa importanza per ricordare il più grande statista che abbia avuto l’Italia dopo Cavour. Francesco Crispi nacque a Ribera (allora provincia di Girgenti) il 4 ottobre 1819 e morì a Napoli l’11 agosto 1901.

Fra i suoi amici, e Francesco Crispi ne aveva pochissimi, va doverosamente annoverato Cirillo Monzani (1820/1889) patriota cospiratore esule statista e letterato, che fece parte del Parlamento e del Governo ininterrottamente per circa 30 anni dalla proclamazione del Regno (1861) a quando morì il 2 febbraio 1889; pochi giorni prima della morte scrisse al Presidente della Camera dei Deputati Biancheri, pregandolo al suo trapasso, di non effettuare nessuna celebrazione come si era in uso fare alla scomparsa dei suoi membri. Francesco Crispi, Presidente del Consiglio, volle commemorarlo ugualmente, fra la commozione di tutti senza distinzione di partito, disse: “L’amicizia fra e me e Cirillo Monzani datava da 49 anni, lo conobbi quando cacciato dal Duca di Modena, egli si rifugiava in Palermo, dove il Borbone non era men tristo del Principe contro il quale il Monzani aveva cospirato, del resto cospiratore anche laggiù fu attivamente sorvegliato dalla polizia borbonica, e dopo lo sbarco degli infelici fratelli Bandiera venne arrestato.

Fedele agli ordini estremi dell’amico, io non posso che esprimere il rammarico del governo per la perdita di un così egregio cittadino e di un patriota così illustre, e tacermi, perchè ad onorare la sua memoria, non mi resta che venerarne l’ultima sua volontà”.

E fu proprio Francesco Crispi, in allora Presidente del Consiglio, che dopo la morte di Cirillo Monzani per onorarne la memoria, fece concedere motu proprio da Re Umberto I, il 2 febbraio 1890, il titolo di conte trasmissibile al fratello Luigi Monzani (antenato dell’autore dell’articolo. N.d.R.). Francesco Crispi dopo una vita avventurosissima, capì col suo mirabile intuito, che per fare l’Italia dopo sette secoli di torpida servitù, occorreva l’apporto determinante della Casa di Savoia, e fu così che da fervente repubblicano divenne altrettanto fervente monarchico (e non fu il solo, dallo stesso Cirillo Monzani a Garibaldi, Cairoli, Bixio, Zanardelli, e la lista potrebbe allungarsi).

Francesco Crispi il 28 dicembre 1899 così si esprimeva a Re Umberto I: “Il secolo che si spegne diede alla vostra Dinastia il Regno d’Italia; quello che comincia darà potenza e grandezza”. Il 21 dicembre 1900, pochi mesi dopo che era salito al trono Re Vittorio Emanuele III gli scrisse: “L’unità della Patria nostra, conquistata dalla Dinastia di Savoia e dal popolo italiano, sarà completata nel secolo nuovo col benessere e con la grandezza, cui la Nazione ha il diritto di aspirare. Sarà gloria del Regno di V.M. il raggiungere la meta da tutta Italia desiderata”.

Francesco Crispi, ritiratosi dal potere dopo tanti anni, morì in una posizione economica che rasentava la miseria (triste e dimenticabile esempio per i governanti dell’Italia repubblicana. (Nota del Direttore).

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