PANORAMA POLITICO

autore: 
Giancarlo Vittucci Righini

Le elezioni per il rinnovo del Parlamento sono ormai prossime. A detta di tutti gli esperti e della stragrande maggioranza dei mass media dovrebbe vincere la Sinistra rappresentata dalla sinistra alleanza tra il PD del comunista Pier Luigi Bersani e la Sel dell’ultracomunista Niki Vendola che, nella migliore delle ipotesi per loro (e peggiore per noi), potrebbe ottenere complessivamente circa 400 seggi su 945, ma insufficienti per aver la maggioranza assoluta.

Il PD è stato anche favorito dalle cosiddette primarie, che hanno avuto un grosso battage pubblicitario ma che si sono rivelate sostanzialmente un flop. I tre milioni circa di votanti e simpatizzanti di PD e Sel sono stati comunque inferiori agli oltre 4.000.000 di simpatizzanti dell’Unione che a suo tempo diedero la vittoria a Prodi.

Peggiore ancora il risultato del ballottaggio (poco più di un milione di voti) che ha visto Bersani battere con il 60% dei voti l’antagonista Renzi fermo al 40%. 

Vittoria striminzita quella del segretario del PD se si pensa che ai suoi fautori si sono uniti quelli di Vendola, nonché numerosi stranieri che in Italia non hanno diritto di voto.


Ma il vero volto di Bersani si è rivelato soltanto dopo. In base al risultato delle primarie i candidati del PD avrebbero dovuto essere così ripartiti: 60% ai seguaci di Bersani e 40% a quelli di Renzi. Invece Bersani prima ha imposto ben 120 candidati di sicura sua osservanza collocati in testa di lista nelle varie circoscrizioni, che saranno sicuramente eletti, seguiti da quelli indicati dalle primarie. 

Anche qui i candidati sono stati indicati nelle seguenti proporzioni: seguaci di Bersani 80%; seguaci di Renzi 10%; seguaci di Veltroni, Morando e cattocomunisti (seguaci di Bindi, Franceschini, Enrico Letta e Fioroni) il residuo 10%.



Comunque sempre nell’ambito dei candidati del PD si sono verificati significativi trasferimenti. 

Così la Presidente Bindi dalla natia Toscana (dove i seguaci di Renzi erano numerosi) è stata spostata a Reggio Calabria e la capogruppo al Senato Finocchiaro dalla natia Sicilia è stata trasferita a Taranto.

Inoltre vari parlamentari del PD hanno lasciato il partito e si sono schierati con il centro di Monti (Ichino, Adragna, D’Ubaldo, Pertoldi, Fogliardi, ecc.). 

Oltre a quella del PD, vi è la lista Sel di Vendola, il governatore della Puglia, ultracomunista con l’orecchino, dalle tendenze trasgressive, il quale auspica l’aumento ulteriore delle tasse e sostiene che i “super ricchi possono andare al diavolo”, senza rendersi conto del fatto che costoro, proprio in quanto super ricchi hanno la possibilità di spostare i loro enormi capitali all’estero e che gli stranieri si guardano bene dal far investimenti in Italia peggiorando ulteriormente la nostra situazione già precaria.


Vi è poi sempre a sinistra la lista denominata Rivoluzione Civica che indica come Premier il noto P.M. Ingroia, sostenuto anche dal movimento Italia dei Valori del l’ex P.M. Antonio Di Pietro e dal movimento arancione dell’ex magistrato De Magistris, attuale Sindaco di Napoli.


Noi abbiamo sempre sostenuto che i magistrati, così come i militari, non dovrebbero far politica per essere veramente indipendenti ed al di sopra delle parti.
Quante volte invece la notorietà acquisita per via giudiziaria è servita da trampolino di lancio! 



Novità anche per quanto riguarda il cosiddetto Centro.
Il Presidente del Consiglio dimissionario Mario Monti ha deciso di porre la propria candidatura a Premier.

Essendo senatore a vita non capeggerà personalmente alcuna lista, ma ha presentato un programma denonimato Agenda che prevede come al solito nuove tasse. 

Tale programma sarà sostenuto da una lista denominata Scelta civica per Monti per l’Italia, costituita esclusivamente da esponenti della società civile (Italia Futura di Montezemolo, ecc.), con l’esclusione di politici. A tale lista si affiancheranno altre 2 liste. Quella dell’UDC che indicherà come leader il solito Casini e quella di FLI che indicherà come leader il solito Fini.

La speranza di Monti è quella che comunque la Sinistra non riesca ad ottenere la maggioranza al Senato dove il risultato in base alla legge elettorale viene calcolato regione per regione anziché su base nazionale come avviene per la Camera dei Deputati.


Per il Senato invece il Centro si presenterà con un’unica lista. 

Non possiamo comunque non rilevare come il Prof. Monti, che aveva dato l’impressione di essere un tecnico sobrio e misurato, si sia invece trasformato in un politico fazioso e spocchioso tanto da affermare che lui è “salito”, e non “sceso in politica” equiparandosi ai Sovrani i quali salgono sul trono, e dall’aver fatto della pesante ironia sull’On. Berlusconi e sulla statura fisica dell’ex ministro Brunetta.


Del resto i positivi risultati dei quali si vanta Monti sono inesistenti.

La spesa dello Stato è aumentata portando il debito pubblico ad un record mai raggiunto in precedenza, è aumentata la disoccupazione, così come la svalutazione, il mercato del mattone si è bloccato. 

Siamo entrati in una fase di piena recessione.
Inoltre il calo dello spread del quale si vanta Monti è dovuto invece alle iniziative di Mario Draghi, Presidente della BCE il quale ha assunto “l’impegno di fare qualunque cosa per salvare l’euro” ed ha realizzato il piano antispread.



Comunque il cosiddetto Centro (fautore di Monti) non dovrebbe ottenere più del 10-12%dei voti, insufficienti per condizionare la Sinistra.

In particolare Monti ha dichiarato di non riuscire a comprendere il pensiero di Berlusconi perché si contraddice. Ma in fatto di contraddizioni il Professore non è secondo a nessuno: infatti dopo che il Cavaliere aveva affermato che in caso di vittoria del centrodestra per prima cosa avrebbe soppresso l’IMU, il 30 dicembre 2012 il Presidente del Consiglio ha dichiarato: “Togliere l’IMU è una proposta bellissima e piena di attrattiva popolare. Ma se si farà senza altre grandissime operazioni di politica economica, chi verrà al governo un anno dopo, e non dico dopo cinque anni, dovrà mettere l’IMU doppia”. Dopo pochissimi giorni, il 6 gennaio 2013 il Nostro si è contraddetto “l’IMU è frutto del governo precedente e comunque va ristrutturata e modificata, con un gettito maggiore ai comuni. 

C’è la possibilità di ridurre l’IRPEF e congelare l’IVA a luglio e anche fare di più: la via maestra per riuscirci è ridurre maggiormente la spesa pubblica”. 

Giustamente il segretario del PDL Alfano gli ha risposto: “L’unica cosa che coincide tra l’IMU introdotta da noi e quella introdotta da Monti è il nome. 

Noi la facevamo partire dal 2014, escludeva la prima casa ed era senza rivalutazione della rendita catastale”


In conclusione il cosiddetto Centro capeggiato da Monti non da alcuna garanzia, si propone dopo le elezioni di allearsi con la Sinistra e favorirà una politica succube dell’U.E. e della Merkel. 


Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo appare in fase di netto calo. Parecchi suoi esponenti lo hanno abbandonato, altri sono stati espulsi e comunque Grillo, che non si candiderà, viene criticato per il suo autoritarismo.
A parte il fatto che le sue qualità di attore e di comico non costituiscono alcuna garanzia di capacità politiche.
Il voto a tale Movimento appare sprecato e destinato a ridimensionarsi in breve ordine di tempo. 

Rimane il Centro-Destra rappresentato dal Popolo della Libertà fondato dall’On. Berlusconi, affiancato da altre liste: - il movimento Fratelli d’Italia costituito da quella parte di Alleanza Nazionale che fa capo ad Ignazio La Russa e Giorgia Meloni, che a suo tempo avevano aderito al PDL e da alcuni esponenti già appartenenti a Forza Italia capeggiati dall’On. Piemontese Guido Crosetto ex sottosegretario alla Difesa - il movimento Grande Sud, capeggiato dall’On. Miccichè, già leader del centro destra in Sicilia, il quale, uscito dal PDL, è stato antagonista del candidato ufficiale del Partito, Musumeci, alle elezioni regionali in Sicilia. 

La divisione dell’elettorato di centro destra complessivamente maggioritario, ha così favorito l’elezione a governatore del candidato PD Crocetta, sostenuto dall’UDC.
Infine la Lega Nord guidata dal Segretario On. Maroni, che dopo aver a lungo tergiversato ha rinnovato l’alleanza con il PDL in cambio dell’appoggio al proprio candidato (lo stesso Maroni) per l’elezione a Governatore della Regione Lombardia.


In caso di vittoria la Lega Nord avrebbe i Governatori di Piemonte, Veneto e Lombardia e potrebbe realizzare una macro regione in Italia Settentrionale, trattenendo in sede locale il 75% delle tasse riscosse.


Vi è chi si scandalizza,ma tanto per fare un esempio la Sicilia, che è Regione Autonoma non soltanto trattiene il 100%delle tasse, ma ottiene ulteriori cospicui finanziamenti dallo Stato per le infrastrutture. 

Inoltre l’accordo con la Lega evita che venga perseguita la strada inammissibile della secessione evocata da alcuni settori estremisti.


Il Cavaliere conserva pertanto il ruolo di capo della coalizione di centro-destra ma non è detto che in caso di vittoria della sua coalizione possa ricoprire nuovamente la carica di Presidente del Consiglio che potrebbe essere assunto da Angelino Alfano o da qualche altro.


In questo caso Berlusconi potrebbe diventare Ministro dell’Economia. In articolo del mese di gennaio di questo Mensile, avevamo auspicato che l’On. Berlusconi in caso di difficoltà, già allora prevedibili, fosse disposto a fare un passo indietro, appellandoci al suo senso del dovere ed al suo amore per l’Italia. Non ci eravamo sbagliati.


Resta il fatto incontestabile che il Cavaliere pur con tutti i suoi difetti, che non sono pochi (dall’esibizionismo, allo smodato interesse per le donne, dalle battute di spirito, agli atteggiamenti non sempre condivisibili, ecc.) è ancora il “miglior fico del bigoncio”, come avrebbe detto Cossiga e che la politica che propone (meno tasse, meno spesa pubblica), rappresenta tuttora la migliore soluzione possibile perché tutela gli interessi dei ceti produttivi, che sono quelli che hanno fatto grande la nostra Italia.


Il nostro parere a favore del voto al PDL è confermato dal confronto con il primo provvedimento proposto da ciascuno dei tre leader più importanti.

A sinistra, l’On. Bersani ha affermato che “sarà assicurato che chi nasce qui, figlio di immigrati è italiano”, dimostrando che la priorità di un suo governo sarebbe quello di aumentare il numero dei sostenitori del suo partito (del resto alle primarie del PD hanno potuto votare gli stranieri mentre la nostra Costituzione consente il voto solo agli Italiani).

Al centro il Sen. Monti ha detto che “sarà una legge elettorale seria, perché questa non è degna di un Paese come l’Italia”, dimostrando che non si preoccupa della crisi che imperversa e che egli ha contribuito ad aggravare (del resto Monti è arrivato alla Presidenza del Consiglio senza bisogno di affrontare le elezioni ma soltanto perché ha ricevuto l’incarico dal Capo dello Stato). 

Al centro-destra l’On. Berlusconi ha dichiarato che “sarà l’abolizione dell’IMU al primo Consiglio dei Ministri”.
È l’unico dei tre che dimostra di interessarsi veramente dei problemi degli Italiani, vessati dalle tasse e ridotti in povertà da una politica dissennata e che in caso di vittoria i Bersani-Vendola o di Bersani-Monti subirebbe un’ulteriore accelerazione, peggiorando ancora di più la nostra già critica situazione economica.

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