La Corte di giustizia europea condanna l'Italia per i precari nelle scuole

Opinione di Italia Reale: 

La sentenza della Corte di giustizia europea ha accolto le ragioni di migliaia di docenti che negli anni hanno fatto ricorso chiedendo di essere assunti sulla base di un’anzianità di servizio superiore ai 3 anni.

La corte quindi ha condannato la repubblica italiana per l’abuso di contratti a tempo determinato nella Scuola, ordinando di stabilizzare i precari : "Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato, la normativa italiana non prevede alcuna misura che limiti la durata massima totale dei contratti o il numero dei loro rinnovi, la normativa italiana non prevede alcuna misura diretta a prevenire il ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato".

Non solo la repubblica ha fatto ben poco per riqualificare le strutture scolastiche e modernizzare la scuola, ma ha anche mortificato i docenti. Senza contare poi la scarsa professionalità di molti insegnanti, la mancanza di meritocrazia per professori e studenti, e gli ordini che lo stato repubblicano impone all'istruzione per glorificare le sue scarse virtù...

Questo atteggiamento di scarsa attenzione verso la scuola da parte delle istituzioni repubblicane è miope ed assurdo perchè per far crescere in Italia il livello culturale dei giovani e avere un futuro è necessario valorizzare la classe docente.

Inoltre questa sentenza dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che lo stato repubblicano ormai non conta quasi più nullaSenza chiedere nulla agli italiani la repubblica ha ceduto la sovranità, il parlamento è una sede quasi inutile che deve rispettare quello che si stabilisce a livello europeo.

Rimane poi un problema, non certo secondario visto la crisi economica. Dove trovare i soldi per l'assunzione e il mantenimento di 250mila precari e le inevitabile richieste di risarcimento ?

Fonte: 

La Corte di giustizia europea ha bocciato il sistema delle supplenze utilizzato nella scuola statale italiana definendola "contraria al diritto dell'Unione".

"Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non e' giustificato", si legge nella nota della Corte di Lussemburgo. "La normativa italiana non prevede alcuna misura che limiti la durata massima totale dei contratti o il numero dei loro rinnovi", inoltre "la normativa italiana non prevede alcuna misura diretta a prevenire il ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato".

La sentenza della Corte segue un ricorso presentato da Raffaella Mascolo e Carla Napolitano e altri colleghi assunti in istituti pubblici come docenti e collaboratori amministrativi in base a contratti di lavoro a tempo determinato stipulati in successione. Si tratta di casi di supplenti che hanno lavorato per almeno 45 mesi, seppure non necessariamente in modo continuato, per un periodo di 5 anni.

Ora 250mila precari della scuola "possono chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per due miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianita' maturati tra il 2002 e il 2012 dopo il primo biennio di servizio e le mensilita' estive su posto vacante". Cosi' l'Anief, l'Associazione professionale sindacale che definisce "storica" la sentenza Ue e annuncia ricorsi per l'applicazione del principio della parita' di trattamento impugnando i decreti di ricostruzione di carriera che riconoscono solo parzialmente il servizio pre-ruolo, come la tabella di valutazione dei titoli dei servizi delle domande di mobilita'. 

Anche Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil chiede al governo "l'immediata attuazione alla sentenza stabilizzando tutti i precari e non solo quelli iscritti nelle graduatorie a esaurimento" e annuncia che il sindacato "non si fermera' qui", anzi, la sentenza "rafforza le ragioni dello sciopero generale del 12 dicembre". "La sentenza e' destinata a fare da apripista e dare una speranza alle centinaia di migliaia di precari che da anni coprono posti vacanti facendo funzionare le scuole, gli enti di ricerca, le universita' e tutte le pubbliche amministrazioni". Per il portavoce dei Cobas Pietro Bernocchi "sara' molto difficile sfuggire a una pesantissima condanna europea", mentre per il Codacons la sentenza "spiana ora la strada a una valanga di ricorsi".