Intorno a 'Cetto c'è, senzadubbiamente'

autore: 
Paolo Pera
Non m’appare affatto casuale che in concomitanza con un periodo di forte tensione e speranza per i monarchici italiani, nei cinema, esca un film quale Cetto c'è, senzadubbiamente.
Per chi non l’avesse visto, o non ne avesse sentito parlare: un politico corrotto del Meridione italiano, Cetto La Qualunque, informato d’essere il diretto erede al trono d’un decaduto Regno, viene convinto a tentare la ricostituzione di questo proponendo un referendum istituzionale ai suoi concittadini… Monarchia o Repubblica? Logicamente, Monarchia!
 
La campagna mediatica che ha accompagnato l’uscita di questo film ha imposto addirittura un referendum sui social network, dove occorreva votare secondo le indicazioni del buon Cetto. Di fatto la detta piattaforma – dove quest’evento aveva luogo – era una sorta di Piattaforma Rousseau, e pure in questa v’era un fantomatico filosofo a esserne padrino (mai esistito, invero); forse questa frecciatina al Movimento 5 Stelle è l’unica cosa che salverei del film.
 
Come ho detto all’inizio, perché mai questo film è uscito ora ?
Ora che la nostra comunità attende – da ormai più d’un anno – le mosse di S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia, per radunarci in un nuovo Partito Monarchico Unitario che ci conceda – almeno nella speranza – l’agognata possibilità di non estinguerci conseguentemente alla tirannia che li liberalismo postmoderno impone sull’Occidente: il quale ci vede già morti… Dunque, perché proprio ora ?
È presto detto: i tentennamenti del Principe devono essere risultati appetibili fin dalla loro origine per un possibile film comico, e l’uscita di questo s’è infine palesata per delegittimarli in toto: quali “antistorici”, grotteschi e risibili.
Così la nostra società “culturale” ha potuto prendere due piccioni con una fava: prevenire la nascita d’un nuovo partito – e vi ricorderete le solite frasi che generalmente vengono dette: «Ci manca solo un altro partito…»; ed eppure oggi ne abbiamo una nuova bella carriolata, non sto a nominarli tutti…  – e, per la grazia dell’arte in decadenza, ha pure un nuovo gioiello di trash cinematografico… Che magnificenza, dunque !
 
Nelle scorse settimane mi sembrò pure che quei trenta secondi di spot televisivo, sui canali Mediaset, che S.A.R. fece mandare in onda fossero quasi una timida e contenuta risposta a questa delegittimazione imposta dall’alto; la quale ha dato a tutti noi una forte emozione… e forse darà pure una delusione futura – se non è già presente – nel caso in cui questa prima “discesa in campo” non si concretizzi in qualcosa di fortemente enunciato.
 
Per discernere il mio pensiero in merito a questo spot – evitando qualsiasi accenno a ciò che si è rivelato essere successivamente, dunque stando esclusivamente sui trenta secondi televisivi – credo di poter dire che il discorso alla Nazione di S.A.R., quel suo “I Reali stanno tornando”, possa essere letto così: «La mia Famiglia ricomincerà a vegliare sulla nostra Nazione, sui suoi cittadini: non più ufficiosamente ma alla luce del sole», forse ciò non si mostrerà in un partito – e il Principe ce lo dà da intendere con le ritrosie mediatiche posteriori allo spot – ma, evidentemente, ci è pure suggerito che S.A.R. vorrà avere un ruolo di concorrenza alle istituzioni repubblicane nei cuori degli italiani: questo sarebbe esattamente la riproposizione dell’alto comportamento di suo nonno che, come ricordiamo, si mantenne  – per l’Italia ¬– quale buon genitore, pure dall’esilio.
 
Se così sarà qualsiasi tentativo, da parte della cultura repubblicana, di delegittimare ancora – fino alla fine – la comunità monarchica dovrebbe trovare il forte contrasto nella rappresentanza Reale; altrimenti sul nostro Paese regnerà immancabilmente Cetto La Qualunque quale massima espressione dello squallore di questa “repubblica delle banane”, come ebbe a scrivere S.A.R.; un’infima cultura repubblicana che si autoincorona – come Napoleone – re per nullificare qualsiasi pretesa monarchica diversa dalla propria.