GIUSTIZIA: QUALI RIFORME?

autore: 
Massimo Mallucci

Gli elementi, caratterizzanti il sistema dello Stato Monarchico, erano ben distribuiti sul territorio, per rispondere a precise domande che ogni uomo pone in tutte le epoche.
La prima riguarda “il diritto violato” e, quindi, una ben precisa domanda di Giustizia.
La seconda riguarda “la sicurezza”, per sè e per la propria famiglia.
La terza riguarda “la salute e l’assistenza”.
La quarta riguarda “l’istruzione”, per poter progredire nel sapere.

Ben lo sapeva il nostro Re Umberto II, quando riuscì a sintetizzare quello che sarebbe stato il programma del suo Regno, in poche parole: “Autogoverno di popolo e Giustizia sociale”.
 

Alle domande semplici, quasi primordiali, di cui sopra, il sistema Monarchico, ha saputo rispondere, con la presenza dei Tribunali decentrati, a presidio del territorio, con le stazioni dei Carabinieri, a tutela della Legge, con il medico condotto, nei più sperduti paesi, insieme ad un ambulatorio, a tutela della salute, con le “scuolette” elementari, nei più sperduti borghi montani, per rappresentare il cuore dello Stato ed un inizio di istruzione diffusa.
 

Il presente sistema asfittico e corrotto, ha distrutto tutto: i Comuni vendono le strutture scolastiche per concentrare ogni cosa in disordinati ammassi di burocrati e di costruttori del pensiero che hanno tolto ai giovani ogni speranza per il futuro.

I Carabinieri sono umiliati ed il loro potere di indagine e di intervento viene limitato dalla burocrazia e dall’ideologia di un sistema giudiziario in crisi che non riesce neppure a difendere i cittadini dai banditi da strada.

Gli Ospedali decentrati, così come i Tribunali, vengono chiusi e conglobati, in una visione centralista, tipica delle tirannidi che voglio tutto controllare, perchè nulla
sfugga al potere.

La conclusione è che i cittadini perdono i servizi, sostituiti da centri per politici ben remunerati ed inutili.

Per quanto riguarda l’eliminazione di Tribunali, efficienti ed utili, proprio perchè decentrati e vicini alla gente, non possiamo che protestare, ricordando la funzione di presidio che avevano ai tempi della Monarchia. 

In tutto ciò un certo “Partito della Magistratura”, che non rappresenta la maggioranza dei Giudici che fanno il loro dovere e si trovano, tutti i giorni, sulle barricate per risolvere problemi immani, non è certo estraneo.

Vediamo i fatti. 

I lettori ricorderanno che nel 1987 si svolse un Referendum per affermare il principio della responsabilità civile diretta dei Magistrati.
In quell’occasione si espresse favorevolmente oltre l’80% dei votanti. 

Non passò molto tempo e il Parlamento, infischiandosene della volontà popolare, emanò la Legge n. 117/88, che porta il nome di un certo “Vassalli”, per riaffermare ciò che il popolo aveva abrogato.

 

Questa Legge, infatti, prevede che l’azione di risarcimento possa essere promossa soltanto contro lo Stato. Solo successivamente si potrà attuare la rivalsa nei confronti del Magistrato, limitata ad un terzo di un’annualità del suo stipendio.

Il cittadino potrà porre in essere la propria azione risarcitoria, nel termine di due anni, esperiti i mezzi di impugnazione, in modo che il provvedimento, ritenuto causa di danni, non possa più essere modificato o revocato.

Altre ipotesi d’azione diretta nei confronti del Magistrato, sono del tutto limitate, residuali: potremmo dire del tutto inutili. 

In pratica il Referendum non è servito a nulla.
A distanza di venti anni occorre una vera riforma della giustizia che veda il cittadino protagonista e tutelato.
 

Le riforme burocratiche, le innumerevoli riforme del processo civile e penale hanno aggravato soltanto la confusione e il senso di sfiducia della gente nei confronti delle istituzioni.
 

L’amministrazione dello Stato é pessima ma quella della giustizia é determinante nella vita della gente.
È indubbio che il principio di indipendenza funzionale del Giudice dovrà essere mantenuto, anche in una normativa che riveda la responsabilità personale dei magistrati.
Le funzioni del magistrato e i diritti del cittadino devono essere bilanciati, senza dimenticare l’art. 28 della Costituzione, al quale il magistrato deve attenersi, quale funzionario dello Stato.
In forza di tale articolo “i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili,secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti ...”.
Se per tutti non è così, agli “esonerati” potrebbe attribuirsi la denominazione di super casta.

D’altra parte assistiamo a casi in cui il principio di “autonomia” é diventato un vero e proprio diritto all’irresponsabilità.
 

Una irresponsabilità, senza possibilità di controlli e penalizzazioni costituisce un vero e proprio pericolo per le nostre libertà, tale da poter aprire la porta all’arbitrio, oltre che alla negligenza ed all’imperizia. 
 

Certamente lo Stato repubblicano non ha saputo garantire questi diritti fondamentali del cittadino e la soppressione dei Tribunali non risolve certo i problemi di tutti i giorni.

 

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