PANORAMA POLITICO

autore: 
Giancarlo Vittucci Righini

L’esame della situazione politica su Italia reale è stato sospeso sul numero di marzo, dedicato interamente al doveroso ricordo di S.M.Umberto II nel trentennale dalla Sua morte. 

Ci è stato così consentito un esame più meditato del risultato veramente imprevisto delle recenti elezioni per il rinnovo del Parlamento e dei consigli di tre regioni.
 

La preconizzata vittoria senza se e senza ma della sinistra (PD e SEL) si è trasformata in una vittoria di Pirro.
 

In base alla legge elettorale denominata giustamente “porcellum”, grazie ad un misero 0,4% di voti in più, l’accoppiata Bersani-Vendola alla Camera dei Deputati ha ottenuto un regalo pari al 15% dei seggi raggiungendo il numero complessivo di 340 eletti su 630. 

Al Senato invece dove si votava con una legge diversa (regione per regione e non su base nazionale) la sinistra è arrivata ugualmente prima ma con un numero di senatori (123) ben lontano dalla maggioranza assoluta che è di 158.
Da rilevare l’ottimo ed imprevedibile risultato conseguito dal centrodestra che sotto la guida sicura del solito Berlusconi è arrivato secondo a brevissima distanza dal blocco delle sinistre per numero di voti alla Camera dei Deputati e al Senato anche per numero di seggi (117).
 

La mancata vittoria del centro-destra è addebitabile al crollo dalla Lega Nord che, capeggiata da Maroni, ha dimezzato i voti: dall’8,9% al 4,09 alla Camera dei Deputati con soli 18 seggi, ed al Senato dal 7,92 al 4,34%con soli 17 letti. 
 

Tuttavia il segretario leghista in cambio dell’appoggio a Berlusconi ha ottenuto la presidenza della Regione Lombardia.
 

Imprevedibile anche lo straordinario successo del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, giunto terzo, che rappresenta la più grossa novità della recente consultazione elettorale ed è andato ben oltre le previsioni che gli attribuivano un 15-16% dei voti, mentre ne ha presi ben il 25,5%; così oggi può contare su 109 deputati e 54 senatori.
 

Ma il problema è quello che farà; il suo leader è un uomo di spettacolo che ha avuto dalla sua la fortuna di attirare i voti della stragrande maggioranza di coloro che contestano la “casta” e che vorrebbero ridurla in briciole.
 

Resta infine il cosiddetto terzo polo costituito dalla Lista civica per Monti, più UDC e FLI, capeggiato dal terzetto Monti-Casini-Fini, che nonostante l’appoggio smaccato della maggior parte dei mass media, dei poteri forti, dell’UE e segnatamente della Germania, ha riportato un’incredibile sconfitta.
 

Gli unici a salvarsi (si fa per dire) sono stati i candidati di Scelta civica che hanno comunque ottenuto soltanto l’8,3%dei voti; ridotta al lumicino l’UDC (1,8%) e scomparso il FLI (0,4%).Da parte sua Monti continua a fare il prezioso, ma il suo peso elettorale è talmente scarso che anche un suo appoggio a Bersani non consentirebbe a quest’ultimo di avere la maggioranza al Senato. Inoltre l’UDC di Casini si è ridotta ai minimi termini e il FLI di Fini si è azzerrato.
 

Fallimento completo dunque: Casini che con il suo partito aspirava a rappresentare l’ago della bilancia tra i due schieramenti di sinistra e di centro destra, non conta più nulla. Fini non è stato neppure eletto.
 

All’ex presidente della Camera hanno nuociuto in particolare l’abbandono del PDL, del quale era il numero 2, l’attaccamento eccessivo all’importante carica che ricopriva e la non esaltante vicenda della casa di Montecarlo finita “a sua insaputa” al quasi cognato Tulliani.

Ed ora passiamo ad esaminare brevemente le posizioni dei singoli leader.
 

Pier Luigi Bersani, il quale era sicuro di diventare Presidente del Consiglio forte di una schiacciante maggioranza, non ha invece i numeri per governare e non gli basta neppure l’appoggio dei quattro gatti del terzo polo.
Ha provato a rivolgersi al M5S che per bocca di Grillo gli ha risposto picche: “Bersani è un morto che parla”; “Bersani è uno stalker politico che fa proposte indecenti”, “Bersani è fuori dalla storia e non se ne rende conto. 

I giochini sono finiti e quando si aprirà la voragine del Monte dei Paschi forse del Pd meno elle non rimarrà che un ricordo”.

 

Anche all’interno del suo stesso partito,molti esponenti, compresi compagni della sua corrente, hanno incominciato a prendere le distanze. C’è addirittura chi parla di sostituirlo con il suo antagonista Matteo Renzi, il quale molto furbescamente non si espone e si guarda bene dal sostenerlo.
 

Del resto Bersani non ha il carisma del leader. Intellettualmente modesto, dall’intercalare terra terra: “non siamo qui a pettinare le bambole”, “il giaguaro (Berlusconi) lo smacchiamo”; ridicolo nelle minacce: “se qualcuno si prova ad attaccare il PD sulla questione del Monte dei Paschi lo sbraniamo”.
 

Ma per sbranare occorre possedere zanne e artigli che mancano completamente al segretario del PD.

Poi c’è il solito Berlusconi. 

Uomo dalle mille risorse, dalle grandi capacità e purtroppo dai gravi difetti di carattere privato che con un po’ di buona volontà potrebbe evitare, si spera almeno per il futuro. 

E’ bastato che si impegnasse proprio all’ultimo momento ad un solo mese dalle elezioni per ridare vigore ad un centro-destra che sembrava già morto e a riportarlo ad un successo notevole: il 2° posto a brevissima distanza dalla coalizione di sinistra giunta prima.
 

C’è da domandarsi che cosa sarebbe successo se Berlusconi invece di perdere tempo e baloccarsi per mesi e mesi con “primarie o non primarie”, “mi candido o non mi candido”, si fosse scatenato fin da allora.
 

Certamente il centrodestra sarebbe tornato ad essere il primo partito in entrambi i rami del Parlamento, in una posizione ben più solida di quella occupata attualmente dalle sinistre.Comunque la situazione e l’offensiva giudiziaria nei suoi confronti (sono ripresi vari processi e dopo le elezioni se ne sono aggiunti altri), che in caso di condanna, data anche l’età - 76 anni - ben difficilmente gli consentiranno di riprendere l’attività politica, non gli permettono di aspirare alla Presidenza del Consiglio o della repubblica. Sosterrà al suo posto Angelino Alfano o Gianni Letta.
 

Grillo, leader del Movimento 5 Stelle è un abile polemista ed un bravo attore, ma gli manca un’adeguata preparazione.E’ facile criticare, molto più difficile riformare lo Stato.


Inoltre i suoi parlamentari hanno le origini più diverse e composizione eterogenea, mancano in gran parte di esperienza
e di preparazione politica.

E’ anche possibile che in parte appoggino un governo a guida PD. 

Infine il Prof.Monti. Dato l’insuccesso della sua coalizione (47 deputati e 19 senatori) non riteniamo possa aspirare ancora al ruolo di Presidente del Consiglio e neppure a quello di Capo dello Stato.

Riceverà probabilmente qualche incarico di carattere istituzionale.
 

Al Prof. Monti hanno nuociuto il carattere spocchioso, l’atteggiamento costante di primo della classe e l’errata politica del suo Governo che anziché ridurre drasticamente la spesa pubblica ha aumentato la tassazione in modo esagerato con la conseguenza che la crisi economica dell’Italia è ulteriormente peggiorata.
 

A questo punto è difficile trarre delle conclusioni circa l’immediato futuro. 

Un governo di sinistra Bersani-Vendola non ha i numeri per ottenere la fiducia senza l’appoggio del M5S.

Ma Grillo ha già detto che i grillini si limiteranno a votare le sole leggi che corrispondono al loro programma.
L’unica soluzione ragionevole sarebbe quella di un governo istituzionale PD-PDL-terzo polo che si impegnasse seriamente a fare le riforme più urgenti: forte riduzione del numero dei parlamentari, soppressione delle province, drastica riduzione della spesa pubblica, liquidazione (e non svendita a monopolisti privati o stranieri) di parte dei beni demaniali, riduzione dell’imposizione fiscale, adozione di misure a favore dell’occupazione e riforma della giustizia.

In particolare occorre porre fine al fenomeno di magistrati politicizzati che acquisita notorietà a seguito di inchieste importanti strambazzate sui mass media, si danno alla politica, per poi, una volta trombati, tornare tranquillamente a fare i giudici con quale garanzia di imparzialità è facile immaginare.

Trombati o no il ritorno in Magistratura dovrebbe essere loro interdetto definitivamente.

 

Si dovrebbe trattare di un governo di legislatura. Se dovesse fallire e fosse necessario tornare alle urne tra breve, il M5S avrebbe la possibilità di ottenere la maggioranza assoluta e allora si tratterebbe veramente di un salto nel buio.

Infine due considerazioni: - se il Prof. Monti avesse accettato di assumere la guida del centrodestra (offertagli da Berlusconi) oggi avrebbe la maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato e sarebbe confermato Presidente del Consiglio; - se ai votanti del M5S si aggiungono gli astenuti (oltre il 25%) risulta che gli Italiani anti casta superano il 50%.

 

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