PANORAMA POLITICO

autore: 
Giancarlo Vittucci Righini

Contrariamente al solito il periodo feriale è stato contrassegnato da una serie di novità impreviste.
In particolare il preteso “scandalo” delle intercettazioni delle telefonate intercorse tra il presidente della repubblica Giorgio Napolitano e l’ ex ministro Nicola Mancino, effettuate dalla procura della repubblica di Palermo sulla linea telefonica di quest’ultimo che era controllato in quanto sospettato di non aver detto al P.M. tutta la verità sulle trattative Stato-mafia intercorse negli anni ’90.

Il capo dello Stato, nonché a suo tempo capo della corrente cosiddetta migliorista del P.C.I., ha usato toni drammatici accusando i P.M. di Palermo di indebita ingerenza e addirittura di violazione delle prerogative e dei diritti del capo dello Stato, e si è rivolto all’uopo alla Corte Costituzionale chiedendole un giudizio sollecito su questa vicenda.

A questo punto è opportuno ricordare le intercettazioni delle telefonate tra l’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi e le ragazzuole che lo frequentavano nella villa di Arcore ed altrove.
Allora il presidente della repubblica non soltanto evitò accuratamente di manifestare la propria contrarietà ma tenne un contegno del tutto passivo e silenzioso, quasi che le intercettazioni dei colloqui del capo del governo di questa repubblica fossero cosa normalissima ed usuale, ed anche l’accurata e fedele riproduzione del loro contenuto sulla stampa e sui canali televisivi lo lasciò del tutto indifferente.

E allora sorge spontanea la domanda: perché lei intercettazioni delle telefonate del presidente della repubblica rappresentano una grave inqualificabile violazione della Costituzione, mentre quelle del presidente del consiglio rientrano nella più assoluta e completa normalità?

La risposta è ovvia. Tutto quello che riguarda la sinistra è cosa buona e giusta e pertanto i suoi pretesi diritti vanno tutelati e difesi a spada tratta, mentre tutto quello che riguarda il centro-destra va pubblicato a suo detrimento tra lazzi e sghignazzi, e anzi va diffuso e propagandato anche all’estero, per affossare ancora di più questa povera Italia.

Abbiamo qui l’ennesima dimostrazione della differenza di valori tra Monarchia e repubblica, tra il Re e il presidente di uno stato repubblicano.

Il primo è veramente al di sopra delle parti ed ha il preciso dovere di essere giusto ed imparziale, il secondo essendo uomo di parte (e che parte nella fattispecie, addirittura il vecchio PCI filosovietivo!) rimane quello che è, si atteggia a uomo “super partes” ma non lo è, e lascia che i massmedia oltraggino impunemente il capo del governo (che certamente è colpevole quanto meno di leggerezza ed imprudenza) in quanto appartenente ad uno schieramento politico avverso.

E non va dimenticato che proprio a causa della campagna scandalistica scatenata contro di lui dalla macchina del fango creata dalla sinistra (della quale fanno parte anche i maggiori quotidiani sedicenti indipendenti) l’on. Berlusconi fu costretto a cedere la presidenza del Consiglio al Prof. Mario Monti.

Ma a parte la questione fondamentale circa la legittimità o meno delle intercettazioni nelle quali uno degli interlocutori al telefono sia un’alta carica istituzionale (dal capo dello Stato, al capo del governo, al presidente di uno dei due rami del parlamento, ecc.), nel caso in oggetto resta il problema relativo al contenuto delle telefonate.

Corrisponde a verità quanto sostenuto da taluni organi di stampa secondo i quali il senatore Mancino avrebbe chiesto al presidente della repubblica di intervenire per bloccare o quanto meno per influire sulle indagini dei P.M. di Palermo e quale soprattutto sarebbe stata la risposta di Napolitano, oppure si sarebbe trattato (cosa difficile da credere) di semplici chiacchiere dal contenuto irrilevante?

Nel primo caso si sarebbe trattato di un’inammissibile interferenza nei confronti di un organo inquirente, tanto più grave perché compiuta da chi è al contempo presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, nel secondo caso di innocue chiacchiere tra vecchi conoscenti.


Vi è poi da aggiungere che le suddette indagini dei P.M. di Palermo avevano lo scopo di accertare se e quando vi furono trattative tra lo Stato repubblicano e la mafia.
Pare che inizialmente gli inquirenti avessero pensato che tali contatti fossero stati tenuti dall’on. Berlusconi, nella sua qualità di capo del governo per il tramite del senatore Dell’Utri, poi però sarebbe stato accertato che ciò si sarebbe verificato con un governo di centrosinistra negli anni 1992-93.

All’epoca erano rispettivamente presidente del consiglio l’on. Prodi e presidente della repubblica il sen. Ciampi, mentre Berlusconi faceva soltanto l’industriale e Forza Italia era di là da venire.

Ed ora parliamo del senatore a vita Monti, l’uomo della grande finanza e dei risultati disastrosi del suo governo.

Nonostante l’imposizione dell’IMU anche sulla prima casa e l’aumento generalizzato delle tasse la nostra situazione rispetto all’anno scorso è peggiorata.
Il Pil italiano che era 0,3 punti sotto la media europea, ora è distante 2,1 punti, aumentando la distanza dagli altri stati di ben sette volte, il debito pubblico che era sotto il 120%è ora al 123%; l’inflazione che era al 2,1% è salita al 3,6%; la disoccupazione che era all’8,1% è salita al 10,6% e quella giovanile al 35,3%(quotidiano Libero dell’1/9/2012 - pag. 3).

Inoltre l’attuale tassazione non si limita a colpire il reddito ma incide spesso sul capitale provocando di fatto l’impoverimento degli Italiani costretti a ricorrere ai risparmi o addirittura ad alienare parte dei propri beni per fare fronte all’esosità del fisco.

Purtroppo la speculazione continua ad imperversare.
La grande finanza arrischia somme enormi e può contare in caso di necessità sull’aiuto degli Stati che la soccorrono facendo ricorso ai soldi dei contribuenti. I singoli Stati si preoccupano dello “spread” cioè del confronto tra valori “nazionali” , ma in effetti stanno perdendo le proprie specifiche caratteristiche di nazione a favore di enti e organismi supernazionali incontrollati ed incontrollabili.

Per quanto riguarda l’attività dei partiti, si approssimano le elezioni per il rinnovo dell’amministra-ione regionale in Sicilia dove due candi dati di destra Musumeci (La Destra e PDL), Miccicchè (Grande Sud) e due candidati di sinistra Crocetta (PD) e Fava (Sel e Idv) si contendono la vittoria.

A sinistra il segretario del PD Pierluigi Bersani si prepara ad affrontare le primarie avendo come principali concorrenti Nichi Vendola (Sel) e d il sindaco di Firenze Matteo Renzi (PD).
Il primo conta sull’appoggio massiccio dell’apparato del suo vecchio partito (PCI), i secondo sull’estrema sinistra, il terzo sui moderati ed extra partito.


A destra regna ancora l’incertezza circa l’eventuale candidatura di Berlusconi a presidente del consiglio; se dovesse rinunciare, per favorire un’alleanza con l’UDC di Casini, con ogni probabilità dovrebbe subentrargli l’on. Alfano.

Infine nella Lega Nord il nuovo segretario Roberto Maroni che sta completando la messa fuori gioco di Umberto Bossi e dei suoi ormai scarsi seguaci, pare che abbia rinunciato alla impossibile ed inammissibile secessione e che ora auspichi la costituzione di una macroregione.

I leghisti vorrebbero diventare il primo partito del Nord prosciugando il PDL ed alla presidenza di Piemonte e Veneto vorrebbero aggiungere quella della Lombardia anticipando l’uscita dalla scena di Formigoni, ma costui da quell’orecchio giustamente non ci sente e intende mantenere l’incarico fino alla naturale scadenza.

Riteniamo però che le ambizioni della Lega siano eccessive soprattutto dopo l’uscita di scena di Bossi già padre-padrone del movimento.

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