MAI DIMENTICARE

autore: 
Franco Ceccarelli

Quanto all’eventuale perdono esso potrà venir concesso unicamente dagli esuli e dai loro discendenti.

Mi rivolgo a Voi, in nome di tutto il popolo italiano, per ringraziarvi e per chiedervi scusa.
Con queste parole l’On. Gianfranco Fini, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, ha aperto il suo intervento durante la cerimonia, voluta dalle Associazioni dei profughi giuliani e dalmati, per ricordare che il 10 febbraio è stato prescelto quale “Giornata della memoria dell’esodo”, quell’esodo che, vide la fuga disperata di 350.000 Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia, per sottrarsi alle persecuzioni dei titini.
Per la prima volta tale data è stata celebrata, a Roma, con una pubblica manifestazione, cui hanno aderito esponenti politici sia della maggioranza che della opposizione.

Al mattino centinaia di persone si sono ritrovate ai piedi della scalinata dell’Altare della Patria per la deposizione di una corona di alloro al Milite ignoto, alla presenza del Ministro per gli Italiani all’estero, On. Mirko Tremaglia, mentre al pomeriggio, innanzi alla Chiesa di San Marco Evangelista, nel quartiere Giuliano Dalmata della capitale, si sono tenuti gli interventi ufficiali.

Fini ha ringraziato gli esuli per quanto hanno fatto per conservare il ricordo del loro dramma che, ancora oggi, nei libri di storia, è quantomeno sottaciuto. Ha inoltre chiesto scusa per l’insensibilità dimostrata dagli Italiani nei confronti di questi fratelli costretti ad abbandonare ogni loro bene e, soprattutto, la loro terra. Ha inoltre citato lo scrittore triestino Gianni Stuparich, secondo il quale “amore di Patria e amor di libertà sono i sentimenti basilari dell’uomo e chi non li possiede non sarà un buon cittadino nè del suo Paese, nè dell’Europa”.

In contemporanea a tale evento, alla camera dei Deputati il Presidente Casini apriva la seduta ricordando l’esodo di migliaia di Italiani costretti a lasciare Istria, Fiume e Dalmazia “strappati dalle loro radici e privati, per lunghi anni, nella loro stessa Patria, della solidarietà morale di cui, invece, avevano pienamente diritto”. Per troppo tempo, secondo Casini, tali vicende sono rimaste nascoste tra le pieghe della storia, ma oggi l’Italia si “è finalmente riconciliata con i suoi figli”.
Entrambi gli interventi dei due esponenti politici sono stati apprezzati dall’On. Tremaglia, che ha ringraziato il Presidente della Camera per “questo atto di amore verso gli esuli”, ricordando, con devozione, al contempo, gli Italiani che sono stati massacrati nelle foibe.
Il deputato Roberto Menia, presente a tutte le manifestazioni, ha comunicato che presenterà una proposta di legge per istituzionalizzare la giornata della memoria per gli esuli. Da segnalare, a margine di quanto sopra, che a suo tempo era stato chiesto, dagli stessi esuli, di accomunare la tragedia dei giuliani con quella degli ebrei, unificandone il ricordo in un unico giorno ma tale proposta era stata respinta con l’asserzione che si trattava di due situazioni diverse.
Evidentemente - aggiungiamo noi - le sofferenze hanno un “peso diverso” a seconda di chi le subisce e, soprattutto, di chi le infligge.

Per quanto riguarda gli altri esponenti politici presenti, oltre al ministro Gasparri era sul palco l’On. Bordon che ha sottolineato come ormai, nella prospettiva di un’Europa sempre più allargata, cadranno presto altri confini e l’Istria, finalmente, tornerà ad essere unificata. Assente, invece, ed è stato notato, il Sindaco di Roma, Veltroni, che però ha fatto giungere - bontà sua - un messaggio. Tutta la cerimonia pomeridiana, svoltasi davanti ad oltre 1000 persone, varie scolaresche, un picchetto dei Lancieri di Montebello, ed una banda dell’esercito, che ha eseguito il “Va pensiero”, “La Canzone del Piave” e l’“Inno di Mameli”, è stata seguita da varie emittenti televisive e, praticamente, da tutta la stampa nazionale.

Tra i presenti anche il Segretario Nazionale dell’Alleanza Monarchica, in rappresentanza della nostra Associazione che, con questo Mensile, è sempre stata al fianco delle giuste istanze dei nostri profughi. Le manifestazioni si sono concluse in serata, presso l’Aula Magna della Libera Università “San Pio V”, con gli interventi dei Proff.ri Parlato e Vergottini, e del Sen. Lucio Toth, che hanno fatto una disamina storica sul significato del trattato di pace di Parigi firmato, appunto, il 10 febbraio 1947.

L’auspicio degli esuli in Italia è che il giorno della memoria sia, d’ora in avanti, una data celebrata non solo dai profughi in Italia ma anche dagli Italiani che scelsero, per i più vari motivi, di rimanere nella loro terra (oggi circa 30.000), in uno spirito di riconciliazione totale che ricostituisca i legami che, tanto bruscamente, si interruppero quasi 60 anni orsono.

Trieste: la storia dimenticata

Non solo gli istriani, i fiumani ed i dalmati vissero sulla loro pelle la violenza e la barbarie dei partigiani di Tito, ma anche i triestini subirono la ferocia di quelle bande che occuparono la città, per 43 giorni, dal 3 maggio 1945 sino all’arrivo delle truppe alleate.
L’occupazione lasciò nella città una cicatrice, morale e materiale, che il tempo non riesce, purtroppo, a cancellare completamente: secondo fonti neutrali, infatti, in quel pur breve periodo furono quasi 3.500 gli Italiani uccisi, di cui gran parte fatti precipitare nelle foibe.
Particolarmente efferate le azioni compiute dalla cosiddetta Guardia del Popolo, con sede, inizialmente, nel vecchio distretto militare e nel carcere dei Gesuiti.
Successivamente il comando di quella pseudo milizia costituita da assassini, si trasferì nella tristemente celebre, da quel momento, Villa Segrè. Di qui partivano le squadre per perquisire, sequestrare ed arrestare Italiani di ogni ceto sociale. Il culmine delle violenze si ebbe nella notte tra il 23 e il 24 maggio allorchè, per “festeggiare” il compleanno del compagno Tito (ognuno ha i suoi metodi), vennero compiuti oltre cento omicidi.
In quella occasione la foiba di Plutone “ricevette” 16 persone. I responsabili vennero arrestati e perseguiti ma, la celebre amnistia “Togliatti”, cancellò quei reati.
Purtroppo, mentre nessun risarcimento è stato riconosciuto dallo Stato alle vittime di quei giorni, più di un carnefice sembra percepisca ancora oggi una pensione dell’INPS.

10 febbraio anche a Gorizia

Innanzi ad una platea gremita in ogni ordine di posti, lo storico Fulvio Salimbeni ha ricordato il 10 febbraio, nel corso di una manifestazione promossa nella città giuliana dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, in concomitanza con quella di Roma.

Maggiormente significativa la manifestazione, in quanto Gorizia, oltre ad avere avuto oltre 600 propri cittadini caduti vittime della ferocia dei partigiani di Tito, vide il suo stesso tessuto urbano tagliato da un confine folle che separò e divise quartieri della città. Fu sempre Gorizia, inoltre, ad accogliere, dopo e durante l’esodo, migliaia di profughi che volevano innanzitutto rimanere Italiani.

Questa prima giornata della memoria - ha affermato il Prof. Salimbeni - “è il giorno della rivincita morale; è arrivata l’alba in cui possiamo ricordare a testa alta quanto accaduto e ricordare il ricco contributo che gli istriani e dalmati hanno dato per la ricostruzione dell’Italia.

Non sono mancati, durante la manifestazione, momenti di viva commozione, in particolare quando la platea tutta, in piedi, ha cantato l’Inno nazionale. Il Vice Presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia, ha ricordato, molto opportunamente, che l’accordo di Osimo del 1975, è stato l’ultimo atto della tragedia dell’Istria, una tragedia pagata unicamente, materialmente e moralmente, dai 350.000 profughi di quella regione.

anno: 
mesi: