POLITICA INTERNA

autore: 
Giancarlo Vittucci Righini

E' in corso una doppia crisi politica che investe sia la maggioranza che i partiti di opposizione e la stessa presidenza della repubblica.

Il Polo delle Libertà ha perso la propria compattezza a causa delle pretese della Lega di Bossi che intende accelerare i tempi della cosiddetta “devolution” ed al contempo in numerose località dell’Italia Settentrionale in occasione delle imminenti elezioni amministrative ha presentato propri candidati in contrapposizione a quelli della maggioranza di Governo della quale fa parte, agevolando quindi le sinistre.

Inoltre si sono notati altri evidenti segni di scollamento evidenziati in particolare dal fenomeno dei franchi tiratori (ben 17 deputati appartenenti al centro- destra) che si sono uniti all’opposizione nell’approvare un emendamento che vieta ai privati di possedere più di due reti televisive. In questo modo il Presidente del Consiglio sarebbe obbligato a rinunciare a Rete 4 od a trasformarla in rete satellitare.

Il “progetto Gasparri” è stato infine approvato alla Camera dei Deputati con soli 284 voti favorevoli ed è probabile che in un prossimo futuro il Senato elimini il predetto emendamento.

Tuttavia non si può non rilevare il ritorno del deprecabile fenomeno dei “cecchini”, che tanto danno fece a suo tempo alla Democrazia Cristiana, accelerandone l’ingloriosa fine. Ma la situazione delle sinistre è ancora peggiore. Si sono divise in modo plateale in occasione delle votazioni sull’Iraq presentando mozioni diverse e contrapposte.

Rifondazione Comunista e PdCI hanno adottato una linea decisamente antiamericana; c’è stato addirittura chi ha auspicato una guerra di lunga durata con conseguenti gravi perdite umane per gli Alleati.
I moderati della Margherita, dello SDI e dell’UDEUR hanno assunto una posizione meno intransigente; infine i DS divisi tra una linea antioccidentale meno dura (riformisti) ed una di totale opposizione (correntone).
Ma non basta. Ci sono tutti i presupposti perchè si giunga ad uno scontro decisivo tra l’attuale segretario dei DS Fassino ed il copresidente dell’associazione Aprile Cofferati.

Qualora dovesse prevalere il secondo i democratici di sinistra si sposterebbero su posizioni più radicali affini a quelle dei movimenti no-global, il che porterebbe quasi inevitabilmente ad una ulteriore scissione. In mezzo a questo guazzabuglio che investe Polo delle Libertà e sinistre, si trova anche suo malgrado il capo dello Stato On. Ciampi il quale è stato contestato e fischiato dai pacifisti durante una manifestazione di protesta davanti al Quirinale.

D’altra parte non si può negare che il presidente della repubblica negli ultimi tempi si sia più volte contraddetto; infatti nella sua doppia qualità di capo dello Stato e di presidente del Supremo Consiglio di Difesa, aveva assicurato che l’Italia sarebbe rimasta estranea al conflitto irakeno e che comunque le basi americane in Italia non sarebbero entrate in funzione.
Ma ad avviso dei pacifisti la partenza dei paracadutisti americani dalla base di Vicenza per l’Iraq settentrionale avrebbe violato questo impegno. Così il 30 marzo numerosi “pacifisti” si sono recati davanti al Quirinale dove hanno indirizzato numerosi fischi all’inno nazionale, ed infine cantato a squarciagola un inno dei partigiani comunisti.

Pur considerando noi Monarchici come inno nazionale la Marcia Reale, non possiamo tuttavia fare a meno di deprecare lo sconsiderato comportamento di questi estremisti camuffati da pacifisti, che hanno comunque insultato l’Italia e chi attualmente la rappresenta.
Dopo questa grave manifestazione di intolleranza, il capo dello Stato al fine di compiacere i pacifisti ha affermato che “nessun soldato italiano è andato in Iraq, nè vi andrà in futuro”. Ma pare che anche questa dichiarazione abbia scontentato almeno una parte del movimento pacifista, il quale auspica che reparti italiani unitamente a quelli di altre Nazioni siano inviati in Iraq alle dirette dipendenze dell’ONU, in sostituzione di quelli angloamericani.

Ciampi non è riuscito a realizzare il proprio progetto di rappresentare la massima autorità di vigilanza e controllo dei valori della Nazione e della politica attraverso la formula “silente ma non assente”. Egli infatti ha esternato troppe volte sugli argomenti ed i fatti più disparati, senza peraltro assumere posizioni chiare e ben definite per non scontentare nessuno. Ma in questo modo le sue estrinsecazioni si sono dimostrate superflue e prive di utilità perchè sono state interpretate dai contendenti secondo il proprio interesse particolare.

Bisogna però riconoscere che la posizione di Ciampi è diventata difficile perchè tutti, dai partiti di maggioranza a quelli di opposizione, ai movimenti, ai mass-media hanno preso l’abitudine di sollecitare i suoi pareri, sperando di potersene valere per i propri fini. Ma così facendo egli si espone alle critiche e mette a rischio la propria autorevolezza.

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