UN BILANCIO STORICO AUTOBIOGRAFICO: LA TERZA REGINA D'ITALIA

autore: 
PIETRO IMPERIO

Figlia di Alberto I, Re dei Belgi e di Elisabetta di Wittelsbach, Principessa Reale di Baviera, Maria Josè di Sassonia Coburgo Gotha, Principessa Reale del Belgio, per nozze con Umberto di Savoia, Principessa di Piemonte e Duchessa di Savoia, doveva essere la terza Sovrana d'Italia, dopo la prima Regina, Margherita, consorte di Re Umberto I e dopo la seconda, Elena Petrovich Niegosh di Montenegro, Principessa Reale di questo Stato e, poi Regina d'Italia (e, storicamente: Regina d'Albania e Imperatrice di Etiopia) moglie di Re Vittorio Emanuele III: cose, queste, che tutti sanno o dovrebbero sapere se solo volessero ricordare, con metodo scientifico si direbbe, le vie della storia dell'Italia unita in Regno dalla Dinastia Sabauda.

Ma c'è rischio, nel dir tutto ciò, di essere fraintesi o tacciati di fanatismo, di fascismo, di nazionalismo e via... con tali "ismi" pregiudizievoli per una retta e completa e sia pur solo etica e ideale rivisitazione del nostro vicino passato di Nazione e di Stato. Anzi, si rischia di non essere neppure elementarmente capiti se si vuol riandare col pensiero ad un incontro con una scolaresca di qualche anno fa, quando gli alunni di una terza o quarta scuola media, in Molise, se ben si ricorda1 non seppero dire cosa significasse (e significhi!) la parola: "Sabaudi" avendo solo sentito talora parlare di Savoia soltanto; e, per giunta per aver "visto" una storia risorgimentale ridotta in pillole fumettistiche: nessuno si meravigli per l'esistenza di siffatta "cultura" repubblicana vigente nella nostra Scuola, oggi perfino arrossata da programmi subdoli dovuti alle ispirazioni di un ministro del quale non mette conto neppure ricordare il nome

. Ma ritorniamo col pensiero alla terza nostra Regina: se Margherita di Savoia Carignano, nata Principessa di Savoia-Genova, fu partecipe di opulento splendore di corte e di tradizione regale, e se Elena fu l'attenta ed amorosa Madre del popolo, Maria Josè fece onor grande alla cultura storica, a quella musicale ed a quella delle arti figurative. Scrittrice di storia sabauda e del Belgio, memorialista, fu protettrice e premiatrice dei giovani talenti pianistici per aver seguito l'esempio della sua augusta Madre, musicista ed artista. Di Maria Josè bisogna, anzitutto, ricordare la vicinanza ideale con scrittori di avanguardia che la stimarono pur molto ma ancora la sua poco nota attività vocazionale di pittrice e di scultrice. Ancor oggi non pochi di noi anziani potranno, infatti, ricordare che, fuori concorso, l'allora Principessa di Piemonte, volle prendere parte ad un 'iniziativa artistica, promossa in Quirinale, a Roma appunto, dalla Regina Elena, con un busto raffigurante suo Suocero, Re Vittorio Emanuele III; opera dovuta alle sue mani.

Quanto alla musica pianistica, è risaputo che Maria Josè fu un'esperta conoscitrice di testi classici e contemporanei e che, anche per dono di nozze resole in omaggio da Gabriele d'Annunzio, conobbe l'opera madrigalesca di Claudio Monteverdi, nonchè quella di compositori e di concertisti quali Alfredo Casella, Accademico d'Italia, di Benedetti Michelangeli, di Tito Aprea e di altri noti artisti ed interpreti, spesso desiderata ospite del Maggio Musicale Fiorentino, di Festival e dei maggiori Teatri lirici. Fu Ispettrice della Croce Rossa Italiana, si portò in Africa Orientale ed in Libia, fu scalatrice, fu sciatrice e tennista, e amica dei miseri e dei piccoli, svolgendo anche in quest'ultimo settore sociale tutta la sua sensibilissima attività. Un bilancio di grande importanza, dunque, la designa come una forte personalità determinata da molteplici e vasti interessi. Studiosa del passato, Maria Josè, nel suo soggiorno messicano, aveva tra i libri, un quadro raffigurante Emiliano Zapata, il lottatore coraggioso e promotore della rivolta messicana. E' ancora là, a Cuernavaca? Sembra rappresentare un simbolo dell'audacia di questa Sovrana, estrosa, di forte carattere, pronta a rintuzzare gli attacchi che in un modo o nell'altro le vennero inferti nel corso della sua vita, in pace e in guerra, nella buona e nella avversa sorte.

Personalmente, avendola veduta più volte, ricordo di lei l'ingresso primo in Napoli quando vi giunse, reduce da Torino, con il Principe Umberto ("o' Principino", per i cari Partenopei) passando per Via Toledo - detta anche Via Roma - abbigliata in bianco, fasciata da un cappotto e "calzante una cloche bianca sul capo, tanto leggiadra" come scrisse un giornale del tempo (primi anni trenta). E ne ricordiamo gli occhi a volte corruschi, a volte pensosi o intenti, dama di fine eleganza, dagli abiti fiorati e dai grandi cappelli di paglia chiara, ornati da nastri di seta o velluto. Anche il Re suo Consorte contribuì talora a trasformarne l'aspetto disegnando per lei l'abito nuziale o altri "figurini" così come si disse, poichè Umberto era un abilissimo disegnatore, secondo quanto pur detto dalla Regina dei Bulgari, sua sorella Giovanna, nel suo libro di "Memorie". Molto altro si potrebbe scrivere, a favore della terza nostra Regina sabauda, sul bilancio storico e biografico che la riguarda e ben lo seppero i suoi intervistatori e giornalisti o scrittori quali Mila Contini, Luciano Regolo, Arrigo Petacco - spesso autori di scritture incomplete o imprecise come tanti altri - ma a noi basta affermare che Maria Josè seguì o conobbe il lavoro letterario di non pochi nostri Autori, a cominciare ad esempio da Benedetto Croce per continuare con Elio Vittorini e con Carlo Antoni e per... finire con la menzione di non pochi altri Maestri della cultura, della politica o della Musica, quali - sempre ad esempio citati - Arturo Toscanini, Guido Gonella, Daniel Rops ed altri notevolissimi uomini di primo piano. Onore al merito? Crediamo che l'Accademia di Francia e quella di Sant'Anselmo d'Aosta li riservarono, per giustizia, a lei mentre la nobile, italica gente le ha già aperto le vie del cuore e della mente per sempre, rivolgendole, post vitam e nel corso della stessa, moltissimi lodi e consensi.

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