Per favore, non confondiamo

autore: 
R.G.B.

Il neopatriottismo promosso dal Presidente Ciampi piace tanto a tutti quegli Italiani che hanno creduto a tutti gli improvvisati “salvatori della Patria” che spuntavano come funghi negli anni scorsi e poi ritornavano nel nulla, dopo aver deluso le aspettative; stiamo parlando dei vari Segni, Di Pietro, Cossiga, eccetera.

Gli Italiani che si ostinano a ragionare (una piccola minoranza, ormai) hanno a suo tempo diffidato dei vari Segni, Di Pietro, Cossiga, eccetera, osteggiati dalla massa degli illusi, ma avevano ragione. Oggi questa minoranza pensante diffida del neo-patriottismo presidenziale soprattutto perchè esso viene strumentalmente abbinato a tutte le celebrazioni repubblicane, come la “festa” del 2 giugno.

Sarebbe bene ricordare, che la ricorrenza del 2 giugno, data ufficiale - e falsa - di nascita della repubblica, non può essere la festa di tutti gli Italiani, ma al massimo di quella parte che trasse vantaggio dai metodi truffaldini con I quali fu gestito il referendum Monarchia-repubblica del 2-3 giugno 1946.

Però oggi non vogliamo riparlare della cronaca di quei giorni, ma della situazione storica dalla quale scaturì la repubblica. Chi nel 1946 voleva fortemente e di fatto impose il cambio istituzionale in Italia? L'Unione Sovietica da un lato, gli Stati Uniti e I loro alleati dall'altro.

I sovietici erano ben consapevoli che la caduta della Monarchia avrebbe indebolito l'Italia, che speravano di inglobare nella loro galassia di Paesi satelliti; disegno poi fallito. Gli statunitensi miravano a stabilire la loro egemonia su una Penisola privata dello spirito di indipendenza e di coscienza nazionale, disegno riuscito attraverso l'installazione di una classe dirigente asservita agli Stati Uniti. Le forze politiche italiane utilizzate, sostenute e foraggiate dai due contendenti stranieri erano truppe mercenarie, non certo associazioni di patrioti pensosi del bene e dell'avvenire dell'Italia.

In sostanza la nascita della repubblica italiana fu un evento antipatriottico e questa tara è parte essenziale del DNA delle attuali istituzioni. Non c'è sinistra, né destra, né retorica presidenziale che possa cancellare questo fatto incontestabile. E non si può cancellare la ferita del 2 giugno con un po' di pomata celebrativa.

Quando si fanno sfilare sui Fori Imperiali antiche divise, che non hanno nulla a che fare con la repubblica, e addirittura l'automobile con la quale Re Vittorio Emanuele III si recava al fronte, non si stabilisce un ponte fra passato e presente, ma si sottolinea involontariamente l'esistenza di un'altra Italia, di un'Italia monarchica, libera, indipendente e dignitosa, che merita - lei sì! - i sentimenti patriottici di tutti i veri Italiani.

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