LA VERA FACCIA DEL COMUNISMO

autore: 
Giancarlo Vittucci Righini

E' uscito recentemente per i tipi della Rubbettino Editore di Soveria Mannelli un ponderoso volume dello storico Gianni C. Donno, Professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Lecce, dal titolo “La Gladio Rossa del P.C.I. (1945-1967)”, che riproduce numerosissimi documenti del Ministero degli Interni, delle singole Prefetture, dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia, dai quali risulta senza possibilità di equivoci l'attività illegale ed altamente pericolosa della cosiddetta “Gladio Rossa”, l'organizzazione militare del P.C.I., che per molti anni fece gravare sull'Italia la minaccia sempre costante di una presa del potere con la violenza e con il supporto dell'Unione Sovietica e del Patto di Varsavia.

Viene così fornita la prova, evidente e circostanziata di attività sovversive svolte in modo continuativo da una potente organizzazione clandestina fornita di un poderoso apparato, di notevoli mezzi, di depositi di armi, forte della complicità di personaggi insospettabili inseriti in tutte le branche dello Stato, nessuna esclusa.

Così tanto per fornire alcuni esempi, apprendiamo da un documento riservato in data 14 settembre 1954, della Prefettura di Bologna dal titolo “Bologna Attività del p.c.i. – Organizzazione paramilitare”, l'esistenza di un apparato fornito di “piani costantemente aggiornati, specie per quanto riguarda la tenuta dei quadri, che sono stabili e riproducono l'organizzazione partigiana” la maggior parte dei quali “tiene occultate armi individuali, pistole mitragliatrici , moschetti e pistole”, e parimenti l'esistenza di “speciali elenchi segreti delle persone ritenute pericolose per il p.c.i. onde si possa procedere alla loro 'eliminazione' a momento opportuno”.

Sempre da un documento dalla Prefettura di Bologna in data 7 febbraio 1957 dal titolo: “Bologna – attività del p.c.i.” leggiamo che d'intesa con un'organizzazione a carattere nazionale fiancheggiatrice del partito comunista la federazione di quest'ultimo “ha recentemente impartito riservate disposizioni ai dirigenti degli organismi periferici, perchè provvedano alla riorganizzazione delle 'squadre di vigilanza rivoluzionaria”, che tra i vari compiti, tutti elencati hanno quello del “controllo delle persone da eliminare in occasione di insurrezioni popolari”.

L'8 aprile 1957 la Prefettura di Bologna ha redatto un elenco di elementi di sicura fede preposti alla direzione delle “squadre di vigilanza rivoluzionaria” della federazione provinciale del p.c.i.

La Questura di Parma in un'informativa in data 31 maggio 1960 diretta al Ministero dell'Interno ha riferito l'esistenza di “squadre d'azione” che “avrebbero, fra l'altro, il compito specifico di prelevare ed eliminare subito, in caso di sommossa popolare o di rivoluzione, le persone comprese negli schedari esistenti presso le sezioni comuniste”.

La Prefettura di Alessandria in data 21 settembre 1948 ha comunicato di aver appreso dalla Legione Carabinieri di un raduno tenuto presso una indicata sede del P.C.I., nel quale un ex capo partigiano e dirigente del partito, del quale parimenti è indicato il nome, “ha comunicato agli intervenuti che le attuali direttive del partito sono:

1) - rovesciamento dell'attuale Governo da ottenersi con tutti i mezzi;

2) 2) - successivo immediato sciopero generale in tutto il territorio della Repubblica, con occupazione delle fabbriche, impianti di pubblica utilità (soprattutto i mezzi di comunicazione) e sequestro di tre fra i dirigenti di ciascuna azienda…”.

La Prefettura di Arezzo il 19 luglio 1950 ha comunicato al Ministero dell'Interno che “in varie località della provincia, specie in quelle prossime all'Appennino, si tengono frequenti e segretissime riunioni di partigiani comunisti, con esclusione dei partigiani aderenti ad altri partiti”.

La Prefettura di Cremona il 18 agosto 1950 ha comunicato al Ministero dell'Interno che “presso la locale Federazione del P.C.I. è stata tenuta una riunione riservatissima, alla quale hanno partecipato i capi delle squadre comuniste … Tema della riunione 'Piano strategico in caso di guerra civile'”.

Numerosissime le segnalazioni anche da parte di altre Prefetture di ogni parte d'Italia, nelle quali si parla di “costituzione di squadre di sabotatori”, di “corsi per il perfezionamento di sabotatori”, di “corsi di addestramento politico in Cecoslovacchia”, di “corsi di istruzione sulla guerriglia e sulla lotta partigiana”, nei Paesi d'Oltre cortina, compresa l'U.R.S.S.

E ancora segnalazioni della Questura di Trieste circa scuole di sabotaggio e di spionaggio per comunisti italiani operanti in Jugoslavia, con gli elenchi nominativi dei partecipanti.

In particolare vengono fatti i nomi delle scuole di sabotaggio di S.Vit (Lubiana) e di Dobrichevice in Jugoslavia, di Praga, Brno e Pilsen in Cecoslovacchia. In una nota del 25 gennaio 1954 il Capo di Gabinetto del Ministro dell'Interno ha comunicato al Ministero degli Affari Esteri che “il numero degli iscritti al p.c.i. si aggira sui due milioni” e che “dal 1945 a tutto il 31 dicembre 1953 sono state rastrellate le seguenti armi e munizioni: cannoni 173, mortai e lanciafiamme 729, mitragliatrici 5.235, fucili mitragliatori 35.577, fucili e moschetti da guerra 170.174, pistole e rivoltelle 40.989, bombe a mano 266.728, munizioni varie 22.201.241, esplosivo quintali 11.354”.

In altre informative si parla di stazioni radio clandestine, di numerosi depositi di armi in particolare nell'alto e medio Appennino e nella “bassa”, di spostamento di ingenti masse di armi, di servizi di staffette, di elenchi costantemente tenuti aggiornati delle persone da eliminare appartenenti ai partiti anticomunisti ed alle forze dell'ordine, di esortazioni alla diserzione in caso di chiamata alle armi, di raccolta di informazioni sull'ubicazione delle caserme e sulla consistenza delle Forze Armate, di propaganda sovversiva tra i militari, di raccolta di informazioni di ogni genere anche all'interno dei reparti (dalle idee politiche dei superiori, alla dislocazione e consistenza dei reparti, all'armamento, ai metodi di istruzione e via dicendo).

Le suddette comunicazioni costituiscono soltanto una piccola parte dei documenti riguardanti la Gladio rossa. In una parte del volume intitolata “I comunisti e la Nato” è messa in rilievo l'attività spionistica svolta al servizio dell'URSS e dei Paesi dell'Est, attività in tensissima, estesa a tutti i settori da quello militare a quello industriale, finanziario, ecc., dagli approvvigionamenti ai rapporti con i Comandi e le Nazioni alleate.

In conclusione l'opera, della quale abbiamo qui richiamato solo alcuni dei tanti documenti che riporta e contiene, fornisce un quadro obiettivo e circostanziato dell'attività sovversiva svolta dalla Gladio rossa in tutti i settori della vita nazionale sotto la direzione di esponenti del partito, dei quali molto spesso sono indicati i nomi, e con la complicità di persone insospettabili che occupavano posti di altissima responsabilità.

Un'attività, quella della Gladio rossa che si compendia in poche ma significative parole: “alto tradimento a vantaggio di una Potenza nemica”. E' la prova provata della sua estrema pericolosità, anche se spesso e volentieri se n'è negata l'esistenza da parte di complici interessati.

Ci sarà naturalmente chi cercherà di minimizzare, parlando di esagerazioni, di falsi allarmi, tutt'al più di autodifesa contro aggressioni da parte di elementi fascisti e reazionari, ma basterà tener presente ciò che è realmente avvenuto in tutte le Nazioni dove i comunisti hanno preso il potere con conseguenti stragi, esecuzioni, gulag e persecuzioni, per rendersi conto del fatto che la Gladio rossa ha rappresentato veramente un pericolo gravissimo per l'indipendenza e la libertà dell'Italia.

Resta comunque un dubbio: perchè i nostri Governi che sapevano, hanno taciuto? Perchè questi documenti veramente scottanti non sono stati resi pubblici? Perchè la Magistratura non è stata informata o se lo è stata, perchè non è intervenuta? Tutti ricordiamo lo scandalo creato a bella posta da certi mass media allorchè venne rivelata l'esistenza della legittima Gladio, quella per intenderci, creata in ambito NATO, che doveva entrare in azione in caso di occupazione dell'Italia da parte dell'Armata rossa.

Allora vi furono magistrati che condussero indagini mirate, che comunque non accertarono la commissione di reati di qualsivoglia genere. Vi furono anche dei ridicoli ed infami tentativi di attribuire a tale Gladio atti terroristici in combutta con i nostri servizi segreti, definiti deviati, con la CIA e addirittura con il Vaticano.

Ci attendiamo che di fronte a prove certe di eccezionale gravità, la Magistratura, il Parlamento e tutti gli organi preposti all'Ordine Pubblico procedano in modo rigoroso all'accertamento dei fatti ed all'attribuzione delle specifiche responsabilità senza riguardi per nessuno.

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